Non si smette mai di imparare, né di cercare soluzioni e cure alle dipendenze. Non solo e non tanto quelle tradizionali, ma anche le nuove che pur provocando meno allarme sociale, sotto il debole strato dell’indifferenza fanno almeno gli stessi se non più danni. In cima c’è il gioco d’azzardo patologico (gap). Se n’è discusso giovedì in un hotel del centro cittadino dove gli operatori di tutti i Serd dell’Azienda sanitaria cosentina si sono ritrovati per un corso con in cattedra esperti di caratura internazionale: da Mauro Cibin a Ester Manera. Una giornata di riflessione e formazione per approfondire i nuovi orientamenti relativi agli interventi di cura e alla necessaria integrazione dei servizi utile per provare a curare una ferita che allarga un giorno dopo l’altro. Anche per un atteggiamento non sempre limpido dei palazzi, a esempio in merito alla proliferazione dei locali e delle occasioni di gioco/scommessa che però di gioco hanno ben poco.
I lavori sono stati aperti dal Direttore dell’Unità operativa complessa Serd Area 1 dell’Asp di Cosenza, nonché responsabile scientifico del “Progetto Gap” della stessa Azienda sanitaria Roberto Calabria. Un professionista da tempo in prima linea contro questo preoccupante fenomeno, così come le comunità terapeutiche a cominciare dal Centro di solidarietà “Il delfino” che tra l’altro ha attivato un servizio nella sua struttura a Castiglione dove garantisce una sollecita risposta in termini di diagnosi e, successivamente, un intervento specialistico di trattamento realizzato da assistenti sociali, psicologhe, psichiatra ed educatore.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia