Una decisione clamorosa. Soprattutto alla luce della forte presa di posizione assunta in precedenza e le relative polemiche dei giorni scorsi. L’amministrazione comunale di Rende si costituisce parte civile nel processo “Reset”.
La decisione, deliberata ieri durante la riunione di giunta, è stata presa in seguito all’avvenuta notifica da parte della Procura di Catanzaro della fissazione della udienza preliminare per il prossimo 23 giugno. «Il comune di Rende, nella qualità di “persona offesa” dai reati di cui ai capi 1 e 109 del procedimento e in considerazione della tipologia dei reati contestati e dell'innegabile rilevanza, anche sociale, degli stessi, ha ritenuto che l'esercizio dell'azione civile, pure se facoltativa, sia oggi, per le ragioni che si espongono, opportuna», si legge in un lungo documento. Nel quale si specifica ancora: «La nostra amministrazione comunale ha sempre perseguito i principi di un garantismo legato alle fonti primarie del diritto e, in primis, alla nostra Costituzione.
Non riteniamo infatti che le battaglie politiche si possano fare sul terreno della giustizia: a testimonianza di ciò la scelta di non costituirci parte civile nel procedimento “Sistema Rende” che, oltre a vari esponenti della criminalità organizzata, vedeva imputati due ex sindaci della città, Sandro Principe e Umberto Bernaudo», si afferma ancora nella nota. «Sosterremo, come sempre fatto, l’accertamento della verità. Abbiamo sempre lavorato attivamente contro la mafia e le sue logiche, ci siamo sempre spesi per la cultura della legalità e della trasparenza degli atti amministrativi.
È esattamente per questi motivi che, a differenza di altre amministrazioni, non abbiamo avvertito l'impellente necessità di una partecipazione in sede penale ex art. 74c.p. per mettersi opportunisticamente al riparo da voci e indiscrezioni.
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