C’è la trama d’un lungo romanzo criminale nelle dichiarazioni dell’ex mammasantissima Roberto Porcaro che i pm antimafia hanno allegato agli atti del processo “Reset” che si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme. I verbali del pentito – benché salmodiati da infiniti omissis – restituiscono un quadro a tinte fosche del tessuto sociale e imprenditoriale bruzio. A parte il narcotraffico, le estorsioni, le violenze e i rapporti tesi tra i pezzi da novanta della criminalità cosentina, Porcaro con le sue dichiarazioni annoda fili e tesse la trama d’inquietanti aderenze tra il mondo imprenditoriale e la criminalità cosentina.
L’investimento con Briguori
Uno dei primi nomi che emerge dalle carte del pentimento è quello di Agostino Briguori, conosciuto come Berlusconi, imprenditore in odore del clan Muto e proprietario di bar, discoteche e svariate attività commerciali. Il boss pentito racconta – tra gli omissis – «d’aver conosciuto Briguori nel 2009 nel carcere di Cosenza». E in virtù della rapporto nato nel corso della detenzione l’imprenditore gli propose un investimento di quarantacinquemila euro.
Le amicizie di Ariosto Artese
L’ex mammasantissima offre ai magistrati della Dda di Catanzaro anche un profilo dell’imprenditore rendese Ariosto Artese – fratello dell’ex vicesindaco e assessore al welfare del Comune di Rende – indicandolo come «persona vicina a Mario Piromallo». Circostanza che si desumerebbe dal fatto che l’imprenditore non avrebbe pagato, racconta Porcaro, «l’estorsione che gli era stata chiesta da Gennaro Presta». Riguardo ad Artese, Porcaro cita anche un affare riguardante la presunta concessione d’un parcheggio nelle vicinanze di Arcavacata.
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