Da dieci anni, il nuovo ospedale è un niente agitato come vessillo anche se, nel frattempo, ha già bruciato una montagna di quattrini. Tanti, troppi soldi per un’idea che non esiste solo sulla carta. E, forse, anche quell’unica idea rimasta in vita rischia l’estinzione. L’ultimo decreto dirigenziale della Regione ha rivisto la collocazione dell’hub sanitario: Vaglio Lise non è più l’unico sito ma diventa un petalo di una rosa di luoghi tra i quali si inserisce anche l’Unical. Una manovra che segue la legge sulla fusione che salderà Cosenza, Rende e Castrolibero. Dunque, non si dovrà considerare più una sede per la nuova Annunziata sul territorio del Comune autonomo ma si progetterà l’ospedale in un perimetro urbano allargato che include anche l’università. L’equazione torna all’interno della replica dei consiglieri di opposizione a Palazzo dei Bruzi che fanno da megafono al governo regionale. E, in una nota, contestano «la presa di posizione del sindaco Caruso e della maggioranza perché illogica, immotivata e gravata da doppiopesismo. Il sindaco Caruso preannuncia il ricorso al Tar per il decreto con cui la Regione intende acquisire un aggiornato Documento di fattibilità delle alternative progettuali per la realizzazione del nuovo Ospedale. È una reazione assolutamente sproporzionata e fuori da ogni logica. La Regione, in una visione che guarda agli interessi di un territorio esteso e in considerazione di un nuovo, forte elemento rappresentato dall’imminente, concreto progetto di fusione di tre comuni dell’area urbana nella città unica, ha il dovere di acquisire ogni valutazione per garantire completezza di trattazione e inquadramento all’assetto spaziale della nuova infrastruttura, alle sue componenti ambientali e di matrice territoriale. È giusto che, in ragione del nuovo scenario dell’area urbana, la scelta sia supportata da un’adeguata analisi costi-benefici e da un’analisi di impatto socio-economico ed occupazionale che tenga in considerazione anche il sito di Arcavacata, finora non oggetto di comparazione. Questo significa, in pratica, che se costruire l’ospedale ad Arcavacata, dove peraltro i terreni sarebbero gratuiti, costasse dieci milioni di euro in meno e se tale localizzazione dovesse comportare dei maggiori vantaggi sul piano logistico, sociale ed economico, la Regione avrebbe l’obbligo di realizzare lì il nosocomio».
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