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Le telecamere e la protezione, tutti i segreti della fabbrica "abbandonata" della droga a Luzzi

L’impianto clandestino era stato installato in un immobile commerciale in contrada Linze. All’interno del locale sono stati trovati decine di sacchi pieni “d’erba” per un peso di 250 kg

C’erano due quintali e mezzo di droga in un immobile in contrada Linze, nel territorio di Luzzi. I poliziotti del Commissariato di Corigliano Rossano – coordinati dal vicequestore Giuseppe Zanfini e – supportati da alcune unità della squadra mobile della Questura di Cosenza – diretti dal vicequestore Gabriele Presti – l’altro ieri hanno scoperto un laboratorio clandestino, il secondo in due giorni, dopo quello rinvenuto nel comune di Santa Sofia d’Epiro, per la produzione e lo stoccaggio della marijuana.
Trenta chilometri separano Luzzi da Santa Sofia d’Epiro. Si va e si viene, zizagando sulla Provinciale 234, in poco più di quaranta minuti. Trenta chilometri, dunque separano, i due laboratori che hanno tra di loro molte affinità, per non dire che sono uno la copia esatta dell’altro. Si allarga e prende una strana piega, dunque, l’indagine che il capo della Procura di Castrovillari, Alessandro D’Alessio ha delegato al dirigente del Commissariato di Corigliano Rossano Giuseppe Zanfini.
La scoperta dell’altro ieri aggiunge un tassello importante all’inchiesta ma evidentemente non chiude in modo definitivo la vicenda.
In ogni caso, l’altro ieri è andata in scena la replica del giorno prima. I poliziotti sono arrivati davanti all’immobile in contrada Linze destando la curiosità dei residenti. Quel manufatto commerciale, benché fosse dotato d’un impianto di videosorveglianza, sembrava abbandonato da tempo. Sulla rampa d’accesso spuntavano cespugli d’erba secca e la porta scorrevole dell’ingresso era chiusa con un lucchetto incrostato. Anche il cancello laterale, serrato per bene con un catenaccio, mostrava i segni dell’inclemenza del tempo. La vernice dell’inferriata sbiadita e qua e là lasciava trasparire larghe chiazze di ruggine. Però c’erano le le telecamere. Segno che il manufatto aveva bisogno di protezione e che lo stato abbandono era solo una presunzione errata.

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