Il Vescovo amico degli operai bacchetta l’immobilismo di certa Calabria. Nel giorno in cui i lavoratori senza stipendio che lui stesso, nei mesi scorsi, aveva incontrato e aiutato, salgono di nuovo sui tetti per protestare, monsignor Francesco Savino prende la parola nella Settimana della Cultura Benedettina e lancia con il solito coraggio una mirata denuncia. «La Calabria ha bisogno di legalità, di riscatto, di un nuovo esodo e, soprattutto, di un nuovo umanesimo. Abbiamo tutte le potenzialità per attivare questi processi. In Calabria l’alleanza tra massonerie e le ‘ndrine blocca lo sviluppo». Il vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana e presule della diocesi di Cassano, parla il linguaggio della chiarezza. E non potrebbe fare diversamente considerato quello che in questi anni di vescovato ha visto: protervia mafiosa, delitti, ingiustizie e, non ultimo, il tradimento delle attese di tanti lavoratori pagati in ritardo da strutture a partecipazione pubblica, oppure sfruttati nelle campagne da imprenditori senza scrupoli. Francesco Savino sente la necessità di rompere l’alleanza tra i poteri criminali e quelli lobbystici che ha condizionato la nostra terra. È per questo che parla di un nuovo “umanesimo” perché la prospettiva per ribaltare il quadro non può che essere offerta da un approccio diverso con la quotidianeità e con le forme di profitto. Le mafie e le massonerie deviate coltivano ed esaltano gli egoismi e l’affermazione d’interessi clanici, calpestando i diritti e le aspettative della collettività. Il Vescovo amico degli ultimi sa quanto sia importante ricordare le parole di Corrado Alvaro: «La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile». Questa “disperazione”, per Savino, non deve mai avvinghiare il popolo calabrese.
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