L’assedio al “regno” dei banana. Un assedio contro la famiglia più importante della criminalità nomade della città partito con l’inchiesta “Testa del serpente” e andato avanti con l’operazione “Reset”.
I componenti principali del gruppo impegnato nel traffico di droga, nelle estorsioni e nella detenzione di armi è sottoposto da tempo a detenzione e colpito da condanne.
L’altra sera il Tribunale ha inflitto pene pesanti a Marco Abbruzzese, 18 anni e 3 mesi Nicola e Luigi Abbruzzese 15 anni e 3 mesi; Antonio Marotta 9 anni e 6 mesi; Franco Abbruzzese 9 anni e 6 mesi; Antonio Abbruzzese 7 anni e 8 mesi. Il 18 settembre, invece, sarà il Gup disttrettuale di Catanzaro a valutare la posizione dei “banana” in sede di rito abbreviato e il rischio di ricevere altre condanne appare abbastanza concreto.
La famiglia degli zingari cosentini - legati ai cugini di Cassano come dimostrano i dati emersi dalle operazioni antimafia Gentleman 1 e 2 e Athena - è stata tuttavia largamente indebolita da due impensabili pentimenti interni: quelli di Celestino Abbruzzese, detto “micetto” e della moglie, Anna Palmieri. E, più recentemente, dalla collaborazione con la giustizia di Ivan Barone, implicato in vicende di droga e ben inserito nel clan. “Micetto” e la moglie hanno illustrato ai pm antimafia, Vito Valerio e Corrado Cubellotti, come funziona il florido mercato degli stupefacenti nell’area urbana. Un mercato che vede insieme zingari e italiani. La famiglia Abbruzzese sarebbe leader nel commercio dell’eroina, mentre sulla cocaina il modus operandi avrebbe logiche diverse: chi possiede lo stupefacente lo fornisce anche agli altri con un prezzo di acquisto stabilito di volta in volta. Se qualcuno prende la droga da altri agendo «sottobanco» viene punito - picchiato o gambizzato - e deve restituire i soldi. Il pentito “micetto” ha reso pesanti confessioni contro i suoi fratelli, anche nei confronti di Franco, chiamato il “cantante” per via della passione per i brani neo melodici che componeva e cantava.
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