È al vaglio della Dda di Catanzaro e del Tribunale di Cosenza la relazione della Commissione di accesso antimafia al Comune di Rende, guidata dal prefetto Antonio Reppucci. Le conclusioni a cui sono giunti i “commissari” Dario Pini, Giuseppe Zanfini, Giuseppe Savoia e Antonio Arnoni, descrivono un quadro allarmante che ha portato allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.
La Commissione ha ricostruito le presunte ingerenze mafiose nella gestione della cosa pubblica in cambio di sostegno elettorale. Ma nelle conclusioni i commissari chiedono l’incandidabilità del sindaco Marcello Manna (oggi sospeso) e anche del sindaco facente funzioni Franchino De Rango. Chiesta anche la trasmissione della relazione alla Corte dei Conti. I commissari stigmatizzano la gestione dei cartelloni pubblicitari perché sarebbe stata favorita una società appartenente a un imprenditore di Cetraro, oggetto in precedenza di accertamenti giudiziari. Sotto la lente dei componenti della Commissione d’accesso sono finiti, inoltre, alcune frequentazioni sospette di alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale come Ariosto Artese, Massimo D’Ambrosio e Agostino Briguori.
Alcuni accertamenti si sono concentrati pure sull’assunzione della moglie di un presunto boss nel Comune di Rende. I “commissari” evidenziano come la struttura burocratica e politica dell’Ente sia stata compromessa e inadeguata a garantire gli interessi della comunità. Si evidenzia - ribadiscono i componenti della Commissione d’accesso - un contesto generale di diffusa illegalità e come l’impegno assunto nei confronti degli elettori non sia stato rispettato.
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