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Il disagio dei dirigenti scolastici calabresi con la valigia: “Ho pensato di mollare”

I ds che da un anno sono in servizio in scuole del centro e del nord raccontano gioie e dolori dell’impegno lontano da casa

Sono presidi con la valigia. Donne e uomini che hanno affrontato e superato un concorso molto selettivo, madri e padri di famiglia i quali l’anno scorso più o meno di questi tempi hanno scoperto che dal primo settembre sarebbero sì stati assunti da dirigente scolastico, ma a migliaia di chilometri da casa. Hanno dovuto in fretta e furia fare una valigia bella grossa, lasciando fuori parenti, amici, passioni, abitudini e tutto il resto. Ora sperano di tornare in Calabria ma quest’anno non ci sono riusciti poiché non c’è stato nemmeno un trasferimento interprovinciale per i presidi. Eppure risultano ottanta scuole da affidare a reggenti. Ecco perché nei giorni scorsi una trentina di dirigenti in trasferta hanno preso posizione pubblicamente, scuotendo anzitutto la campanella dell’Ufficio scolastico provinciale.

Le storie

Anna Maria Tarsitano, da un anno dirigente scolastica dell’Istituto comprensivi “Andrea Ferri” di Sala Bolognese, racconta d’avere lasciato a Fagnano Castello, dov’è pure assessore comunale, due figli di 16 e 12 anni, oltre al marito che per riuscire a gestire la famiglia ha dovuto chiedere il part time. «Io ero tra i primi cinque in graduatoria con dieci posti disponibili, quindi ero tranquilla di restare in Calabria, invece poi tutte le sedi sono state assorbite dalla mobilità. A fine agosto siamo stati costretti a scegliere la sede con Google Maps per individuare quella più vicina alla linea ferroviaria o comunque raggiungibile coi mezzi pubblici». L’Emilia Romagna ha riconosciuto per il trasferimento il suo ruolo di amministratrice pubblica, la Calabria no.

Assieme a Gabriele Petrone, altro ds in trasferta, lui all’Istituto comprensivo di Sesto Imolese, spiega che il primo ostacolo da superare nel nuovo ruolo è stato conoscere la realtà locale, perché per un dirigente scolastico è fondamentale. «Lavoriamo dalla mattina alla sera, anche perché siamo soli e quindi passiamo gran parte del nostro tempo a scuola», aggiunge la preside Tarsitano. Tasto dolente, confermato dal preside Petrone, è il caro affitti. Non si trova niente a meno di 500/600 e magari 700 euro al mese, cui aggiungere utenze e ovviamente spese per i trasporti. Tant’è che sta pensando di dividere l’appartamento con altri. «Se sei in un comune piccolo riesci a risparmiare qualcosa, ma non scendi sotto 400 euro. Chi è stato più “fortunato” aveva qualche figlio lì all’università e quindi divide la casa con lui», prosegue Gabriele Petrone. Entrambi ci tengono a sottolineare che l’Emilia Romagna li ha accolti benissimo, ma la lontananza da casa pesa. Tant’è che Anna Maria Tarsitano confessa: «Ho pensato di lasciare, perché la famiglia è la nostra vita, è più importante di tutto». La preside richiama l’esiguo numero: «Siamo circa 25, cui nei prossimi giorni si aggiungeranno gli ultimi 7, dopodiché la graduatoria calabrese si esaurirà. Le altre regioni hanno tutelato i residenti, chiediamo che la Calabria faccia altrettanto, magari programmando un piano di rientro che nel giro di due o tre anni possa consentire di tornare».

La loro lontananza cammina parallela al Piano di dimensionamento che dal 2024/2025 minaccia un’ottantina di autonomie scolastiche, anzitutto nei piccoli centri e dove sono più pericolosi abbandono e devianza, dove le pressioni malate sono più pericolose anzitutto per i ragazzi.

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