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Cosenza, la pista ciclabile della vergogna: tra rifiuti e siringhe. Da fiore all'occhiello a pericolo per gli utenti FOTO

Poteva (doveva) essere il fiore all'occhiello della città dei bruzi. Una sorta di piccolo antipasto della tanto anelata (ma forse non da tutti) area urbana, in grado di collegare a Cosenza le vicinissime Castrolibero e Rende. E difatti quella pista ciclabile, fortemente voluta dalla precedente amministrazione, in un certo senso attraversa i tre comuni (seppur Castrolibero lo tocchi appena di striscio) dando l'idea di prossimità, di vicinanza. Dando al popolo del jogging e della bici (o anche alla nouvelle vague incarnata dagli amanti dei monopattini) la parvenza di un lungo percorso (seppur con delle interruzioni che rendono la pista... meno ciclabile e/o calpestabile dai runner cittadini) da poter effettuare in serenità, senza divenire ostaggio del traffico o dello smog che, su viale Magna Grecia (cuore della pista ciclabile), l'hanno sempre fatto da padroni, confinando sportivi o sedicenti tali in un angolo di marciapiede.

Un'invasione pericolosa

Tutto perfetto, quasi romantico. Se non fosse che il tratto riservato alle categorie di cui sopra sia sistematicamente invaso. Da chi? No, sarebbe meglio dire da cosa: erbacce, rifiuti e - soprattutto - siringhe usate. Un mix scoraggiante (anche per i bipedi più incalliti) e, quel che più conta, pericolosissimo. Passi (si fa per dire...) per l'immondizia che dà anche l'idea del tasso di (in)civiltà che alberga nel capoluogo: perché ogni piazzola diventa l'occasione buona per adagiare sacchetti e, nel peggiore dei casi, elettrodomestici o addirittura carcasse di auto (magari nelle zone meno visibili). Ma non si può non accorgersi della presenza di decine di siringhe, soprattutto all'indomani delle giornate riservate ai bagordi notturni. In sostanza, dopo il weekend, la pista ciclabile si trasforma in un cimitero di aghi infetti e lacci emostatici. Un pugno in un occhio, più che un fiore all'occhiello.

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