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Cassano, intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso: gli imprenditori Laino tornano in carcere

Le mogli Caterina Rizzo e Tiziana Magnavita, di 39 e 45 anni, sono state destinatarie della misura meno afflittiva dell’obbligo di firma

Gli imprenditori Francesco e Giuseppe Laino tornano in carcere mentre per le rispettive mogli è stato disposto l’obbligo di firma. Stamane i carabinieri del nucleo investivo di Cosenza, su disposizione dell’autorità giudiziaria, hanno eseguito le misure richieste dalla Dda di Catanzaro per una presunta intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso. Si tratta di indagini collegate all’inchiesta Athena, l’operazione condotta a fine giugno dalle forze dell’ordine. Già in quell’occasione i fratelli Laino (assistiti e difesi dagli avvocati Enzo Belvedere e Pasquale Filippelli) finirono nel procedimento salvo poi essere scarcerati dal Riesame che annullò completamente la misura accogliendo in toto la richiesta del collegio difensivo avendo riscontrato l’assenza di gravità indiziaria per i reati contestati ai due fratelli. Stamane i militari cosentino hanno notificato le nuove misure. Stavolta a finire in carcere sono stati Francesco e Giuseppe Laino, fratelli di 45 e 49 anni, mentre le mogli Caterina Rizzo e Tiziana Magnavita, di 39 e 45 anni, sono state destinatarie della misura meno afflittiva dell’obbligo di firma. Secondo quanto ricostruito, la Dda di Catanzaro ai due imprenditori contesta l’intestazione fittizia dei beni in riferimento all’azienda agricola AgriFruit mentre le consorti sarebbero responsabili di aver garantito il controllo dell’azienda da parte dei mariti in loro assenza. Gli avvocati Belvedere e Filippelli hanno fatto già sapere che sarà proposto immediatamente ricorso al Tribunale del Riesame.

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