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'Ndrangheta a Rossano, le "cantate" del pentito Acri: "Peppe u banditu ha ucciso Vincenzo Bloise"

Acri racconta che Spagnolo fu l'esecutore materiale dell'assassinio del sibarita Vincenzo Bloise,  eliminato perchè impegnato nello smercio di stupefacenti nell'area controllata dalla cosca Abbruzzese

Le "cantate" di Nicola Acri. L'ex boss di Rossano, conosciuto come "occhi di ghiaccio", tira in ballo per un omicidio consumato nelle campagne di Cassano, il 16 maggio del 2001, una delle figure più temute del "locale" di 'ndrangheta di Cirò Marina: Giuseppe Spagnolo, 54 anni, detto "Peppe u banditu".

Acri racconta che Spagnolo fu l'esecutore materiale dell'assassinio del sibarita Vincenzo Bloise,  eliminato perchè impegnato nello smercio di stupefacenti nell'area controllata dalla cosca Abbruzzese. La vittima, a parere del pentito, con le sue attività svolte in "autonomia"  danneggiava la commercializzazione della droga gestita dai maggiorenti mafiosi locali. Il delitto venne pianificato dallo stesso collaboratore di giustizia, da Eduardo Pepe e Fioravante Abbruzzese,a loro volta poi ammazzati in un agguato il 2 ottobre del 2002,  e da Spagnolo.

"Dovevo compiere io l'esecuzione - confessa Acri - ma all'ultimo momento decise di agire personalmente Peppe Spagnolo". Quest'ultimo compì l'azione omicida con l'appoggio di Salvatore Di Cicco, legato agli Abbruzzese. Dopo l'esecuzione, tuttavia, temendo che il complice potesse diventare un "confidente" delle forze dell'ordine o che potesse addirittura trasformarsi in un pentito,  Di Cicco fu assassinato dallo stesso boss di Cirò Marina nelle campagne di Crucoli. Le fasi della uccisione di di Salvatore Di Cicco, il cui corpo venne sepolto in un'area di Crucoli dove ora sorge un resort, sono state svelate al procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Capomolla e ai pm antimafia Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Stefania Paparazzo, dallo stesso Nicola Acri e dall'ergastolano ora collaboratore di giustizia, Ciro Nigro, esponente di spicco della 'ndrina di Corigliano Rossano.

Nigro sta scontando la pena del carcere a vita per avere a sua volta ferito mortalmente, nel maggio del 2001, nella contrada "Gallo d'oro" di Corigliano, Giorgio Cimino, padre dei pentiti Giovanni e Antonio Cimino. L'ergastolano agì per ordine del clan mettendo in atto una vendetta trasversale contro i due germani, figli della vittima, diventati all'epoca preziose "fonti" per la procura distrettuale del capoluogo di regione.

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