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Cassano, partite nuove indagini sull’omicidio di Vincenzo Bloise

L’uomo assassinato nel maggio del 2001. Sparito per lupara bianca uno degli esecutori. Le confessioni dei pentiti sibariti Nicola Acri e Ciro Nigro consentono alla Dda di Catanzaro una rilettura del delitto

Le rivelazioni dei pentiti Ciro Nigro e Nicola Acri che hanno permesso l’arresto di Giuseppe Peppe Spagnolo, detto “u banditu”, 54 anni, boss del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò Marina, di un suo fidato compare di cosca, Giuseppe Nicastri, 74enne, e di uno storico appartenente alla ’ndrina di Corigliano Rossano, Rocco Azzaro, di 69 anni per l’omicidio di Salvatore Di Cicco, datato 1 settembre 2001, potrebbero far riaprire anche il caso dell’omicidio di Vincenzo Bloise.
Bloise, secondo quanto racconta Acri, «era un confidente risaputo» e vendeva grandi quantità di droga creare non poco fastidio e problemi agli zingari che rivendicavano il monopolio assoluto del traffico e dello spaccio degli stupefacenti. Acri aveva evitato di parlarne nell'auto di Di Cicco, che sospettava fosse sottoposta a intercettazioni ambientali, durante i sopralluoghi preparatori all'agguato. E questo evitò la sua piena identificazione nei processi. Ma Acri racconterà poi che Spagnolo gli avrebbe svelato di aver commesso l'omicidio, qualche tempo dopo. Acri nelle sue escussioni parla del coinvolgimento di Di Cicco, Spagnolo e Vincenzo Abbruzzese nell’omicidio Bloise. Dopo aver passato in rassegna i contrasti interni alla criminalità organizzata stanziata nel Cassanese e come Bloise si fosse ingerito nel traffico delle sostanze stupefacenti invadendo il mercato in mano agli zingari, descrive tutta l’organizzazione dell'agguato a Bloise avvenuta proprio con l'auto di solito in uso a Di Cicco. Acri sarebbe stato sostituito da Spagnolo proprio il giorno dell'agguato in quanto "Peppe il bandito" avrebbe preteso di premere personalmente il grilletto. La cosa particolare è che Spagnolo si sarebbe procurato sin da subito un alibi mediante il suo dentista di fiducia il quale avrebbe certificato un intervento (effettivamente eseguito ma qualche ora dopo l'agguato) proprio nel giorno in cui veniva commesso il grave fatto di sangue. Spagnolo, grazie all'alibi precostituito, alla “carta” prodotta dal dentista amico della cosca, venne assolto.

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