Una mafia cangiante. Capace di accordarsi con i cinesi per fare riciclaggio e spostare capitali, di condizionare le amministrazioni pubbliche, di infiltrarsi in nazioni europee da sempre avulse a contesti criminali così complessi (Austria, Polonia, Slovacchia, Romania solo per fare alcuni esempi). Una mafia in condizione di piazzare suoi uomini alla guida di aziende apparentemente “normali” e d’infilare pure propri “rappresentanti” in logge massomiche deviate. La ‘ndrangheta, molto influente pure in Nordamerica e in Australia, ha mostrato il suo volto peggiore nell’area urbana. L’inchiesta “Reset” ha svelato trame e rapporti dei boss delle cosche “confederate” operanti lungo l’asse Cosenza-Rende. L’indagine, peraltro, ha condotto allo scioglimento per mafia del comune di Rende. In precedenza nella nostra provincia erano stati sciolti i municipi di Corigliano, Cassano, Amantea e Scalea.
Il professore Giap Parini è il direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’ateneo di Arcavacata e viene unanimemente riconosciuto come uno dei sociologi e studiosi più attenti del nostro Paese. Nel suo Dipartimento si studia la ‘ndrangheta e sono state compiute ricerche anche sul fenomeno della infiltrazione delle cosche negli enti pubblici. È per questo che gli abbiamo posto alcune domande.
Professore com’è cambiata la mafia calabrese?
«È diventata molto piu fluida che in passato, registra una conflittualità molto piu forte che in passato: ci sono micro-imprenditori della mafiosità che mettono in discussione i vecchi equilibri. È accaduto nell’ Alto Tirreno cosentino come nel Vibonese. I gruppi vecchi e nuovi si contendono il territorio e vedo una maggiore frammentazione e dispersione. E ciò non fa che indebolire la ‘ndrangheta. E più è forte l’azione giudiziaria e delle forze dell’ordine e più le cosche tendono a frammentarsi. Un plauso vam in questo senso a Nicola Gratteri che ha inaugurato una stagione nuova nella repressione del crimine nella nostra regione».
Che pensa della confederazione tra clan scoperta a Rende e Cosenza?
«È un modo nuovo di gestire un contesto che non ha mai avuto una famiglia dominante davvero forte, dopo il tentativo fatto da Franco Pino negli anni 70 -80. La confederazione, in una realtà modernizzata e piena di settori d’interesse come quella cosentina, viene costituita per spartirsi bene certe cose e contestualmente contrastare famiglie che vengono da altre aree».
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