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Porto di Corigliano Rossano, troppe “zone grigie” nel piano della Baker Hughes

Il porto di Corigliano

Con grande tenacia continua ad essere da parte del Comitato di Coordinamento, la cui parola d’ordine è: “Salviamo il nostro Porto”, l’opposizione, al progetto di investimento per l’attività di cantieristica pesante che la “Baker Hughes” (azienda statunitense che opera nel campo delle tecnologie energetiche) intende realizzare lungo la banchina, considerata la preminente, nell’infrastruttura di Corigliano Rossano, a differenza dell’impianto realizzato a Vibo Valentia, dove dista sei chilometri da quella infrastruttura portuale. Tale progetto prevede, con un investimento di circa 60 milioni di euro, la creazione di nuove strutture produttive, progettate con una configurazione di macchinari e componenti specificamente finalizzata a svolgere attività di compressione del gas, generazione di energia elettrica e supporto alla transizione energetica.
Poiché – a giudizio dei componenti il Coordinamento, guidato dall’ex senatrice Rosa Silvana Abate tante sono le “zone grigie” emerse in tutte le dichiarazioni che finora ci sono state da parte dei soggetti interessati, lo stesso Coordinamento (che, in occasione dell’ultima seduta del Consiglio comunale della città ionica, con una delegazione ha fatto la sua “presentazione”, bene accolta dal sindaco Stasi) è fortemente determinato a portare la propria protesta in tutti i luoghi e in tutte le sedi istituzionali, con particolare riguardo alla questione dell’impatto ambientale, cioè all'alterazione qualitativa e/o quantitativa dell’ambiente nell’ambito dell’intero Golfo di Corigliano.

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