Il killer sapeva quando e dove colpire. Un omicidio, quello di Alessandro Cataldo, premeditato. La pioggia che copiosa continua a scendere dalla vigilia di San Martino ha lavato il sangue dalla strada del porto dove giovedì sera è stato ammazzato il 46enne. E il silenzio è calato ancora una volta sul paese che per anni è stato il feudo di Franco Muto. È forse Cetraro il Comune che sul Tirreno cosentino vanta il più alto numero di casi irrisolti. Tanti morti ammazzati che sono rimasti impuniti. Senza contare gli attentati, i danneggiamenti, gli incendi e le intimidazioni. Non è ancora chiaro se oggi si possa parlare dell’omicidio di Alessandro Cataldo come di un caso legato alla ndrangheta e di un contestuale pericolo di ritorno agli anni ‘80. Dal “giro” in cui era finito agli inizi del nuovo secolo, il 46enne sembrava uscito ormai da tempo. Eppure le modalità adottate dal killer sembrano quelle degli anni di piombo. Dei fatti accaduti nella zona portuale è stata informata anche la Direzione distrettuale antimafia che potrebbe assumere il comando delle operazioni.
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