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Tagli alla scuola a Cosenza e provincia: il piano è da rivedere

Il dimensionamento continua a vivere di pulsioni impregnando i luoghi della nostra vita, le città, i paesi, gl’istituti d’istruzione, piccoli e grandi. La scuola è destinata a diventare un “altrove”, uno “spazio fuori”, non una casa comune, un luogo dove ritrovarsi per costruire l’identità di una Calabria che vorrebbe girare la boa del suo destino e non può farlo. Per questo ci sono istituti d’istruzione, sindaci, genitori che continuano a scendere in strada per manifestare contro quella che più volte è stata definita “violenza di Stato”. Le bocche degli studenti conoscono già le parole amare, quelle che fanno male e che non si dimenticano. Gli aliti di rinnovamento agitati dalla necessità di un risparmio di spesa non sono stati accolti con entusiasmo, soprattutto, da quei comuni che hanno pagato un conto più salato negli accorpamenti. Un lungo braccio di ferro che si era concluso a metà ottobre con il taglio delle 29 autonomie (uffici di presidenza e segreterie) da sacrificare e gli accorpamenti di istituti. Scelte che avevano innescato l’effetto domino delle lacerazioni del tessuto scolastico provinciale. Corigliano Rossano non l’aveva presa bene con ben 6 autonomie cancellate. Poi, due ciascuno, Acri, Castrovillari, Cassano e Rende (che continua a sollecitare lo slittamento del provvedimento perché il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose). Cosenza e altri 14 centri urbani destinatari di un solo accorpamento. Una definizione avvelenata da risentimenti e promesse di vertenze nelle sedi giudiziarie agitando i vessilli della storia, delle tradizioni, della popolazione scolastica. Ma la Provincia ha messo la pietra tombale senza concedere revisioni. Passando la scacchiera definitivamente aggiornata alla Regione.

Colpo di scena

Il piano, nelle ultime ore, ha subito una frenata inattesa. Ieri era il giorno del viaggio di ritorno, dall’Usr alla Regione, per quell’ultimo parere necessario prima di cristallizzare i provvedimenti in una delibera da votare entro il 30 novembre (pur essendo un termine ordinatorio e non perentorio). La strada verso l’approvazione sembrava spianata in attesa del parere della Consulta (che dovrà pronunciarsi sui ricorsi presentati, in ordine sparso, dalle Regioni Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania). Ma in serata è arrivato un colpo di scena che rischia di rimettere in discussione le scelte adottate. La Cittadella ha inviato una nota alla Provincia con una serie di rilievi. Osservazioni che potrebbero stringere l’impianto del dimensionamento in una camicia di forza.

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