La vita è diventata un inferno nella terra promessa del Cosentino. Qui, si naviga a vista, tra sviluppo tradito, sanità negata, disastri ambientali e servizi essenziali inesistenti. Ci vuole una salute di ferro per tirare a campare. Del resto, è meglio evitare di star male, non conviene a nessuno. Troppo alti i costi sociali della malattia in una terra che ha già speso tutto (e molto di più negli ultimi 20 anni) per la sua sanità. Inutile per un malato presentarsi in un reparto a corto di medici e di infermieri. Qui mancano posti letto nelle degenze. All’Annunziata, l’ospedale delle alte specialità del Cosentino, il Pronto soccorso è una bolgia in questi giorni perché non si trova un buco nei reparti. Il picco influenzale si porta dietro malattie respiratorie gravi. Sono tornate le polmoniti interstiziali e quelle richiedono il ricovero. Arrivano da tutta la provincia perché l’emergenza-urgenza degli spoke è saltata da tempo.
La situazione
Il direttore sanitario dell’Asp, Martino Rizzo, conferma le attuali difficoltà: «Purtroppo, l’influenza è particolarmente aggressiva quest’anno, molto più del covid. Gli accessi ai Pronto soccorso dei nostri spoke sono aumentati, nella maggior parte dei casi i pazienti vengono trattati con la terapia prevista e mandati a casa, evitando l'ospedalizzazione. Restano, ovviamente, solo quelli che presentano sintomatologie gravi con interessamento dei polmoni. In ogni caso, sta circolando un virus particolarmente aggressivo che porta anche febbre alta che, in alcuni casi, non si attenua con i comuni antipiretici. I reparti di emergenza-urgenza sono allo stremo, stiamo attendendo l'arrivo del terzo slot di cubani per ritrovare un minimo di normalità. Il loro sbarco era previsto per il 26 dicembre, poi, però, credo sia sorto un contrattempo. E non so ancora quando arriveranno».
Reparti in ginocchio
La desertificazione dell’offerta sanitaria negli ospedali spoke è la conseguenza della fallimentare programmazione del personale. Previsioni errate a causa di un calcolo del fabbisogno al ribasso che non ha tenuto conto che la generazione degli anni '80 avrebbe raggiunto il limite per il collocamento a riposo dal 2020 al 2027. L’erosione degli organici era cominciata con il blocco del turnover imposto dal piano di rientro. Medici, infermieri, oss, tecnici andavano in pensione senza essere rimpiazzati. E così si è cominciato a tagliare sui reparti e, poi, degli ospedali generando un sistema assistenziale insufficiente che il Covid ha smascherato. Carenze che hanno costretto il governatore, Roberto Occhiuto, ad arruolare personale all'estero. È nata così l’idea di portare in tutta la Calabria i professionisti cubani per fronteggiare la crisi di personale negli ospedali calabresi. Il direttore generale dell’Asp, Antonello Graziano, sta pure provando ad organizzare i concorsi per reclutare sanitari. Ma i problemi non mancano. Martino Rizzo prova a mettere in fila le attuali emergenze dell’Azienda: «In alcune specialità neppure con i cubani riusciamo a rimontare. Abbiamo bisogno di nefrologi, psichiatri e anestesisti, specialità non coperte dagli specialisti stranieri. E ci sono gravi carenze anche nelle Chirurgie. È la terza volta che cerchiamo di formare la commissione per il concorso, nelle altre due precedenti occasioni, purtroppo, i prescelti hanno rinunciato. Per adesso, ci arrangiamo con qualche gettonista in attesa delle selezioni per primari e dirigenti medici. E anche con l’Ortopedia abbiamo problemi. A Paola e a Rossano quelli che abbiamo fanno i salti mortali. A Castrovillari il reparto è chiuso e c’è un solo specialista per le consulenze. Abbiamo bisogno di almeno 10 chirurghi e altrettanti ortopedici».
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