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L’insospettabile vita del serial killer Francesco Passalacqua di Scalea nel Bolognese: il piacere diabolico nell'uccidere

Francesco Passalacqua viveva in modo irreprensibile in una comunità parrocchiale di accoglienza a Vergato

Il piacere diabolico dell’assassino. Il serial killer della Riviera dei Cedri non ha mai ucciso una donna. Tutte le sue vittime sono uomini con età oscillante tra 50 e i 72 anni. Francesco Passalacqua a Vergato, in provincia di Bologna, ha tentato di ammazzare un agricoltore di 65 anni con cui non aveva alcun rapporto: è accaduto il quattro gennaio scorso. La reazione della vittima, pur se ferita gravemente, l'ha costretto a desistere dal proposito omicida. Il cinquantacinquenne di Scalea aveva lasciato il carcere dopo 20 anni di detenzione e nonostante fosse stato condannato all'ergastolo. Com'è stato possibile? Semplice, la nostra normativa lo prevede e lo consente. A Vergato viveva in una comunità di accoglienza parrocchiale nella quale – ha raccontato la direttrice – non aveva mai dato segni di squilibrio, né compiuto azioni violente. E allora cos'è successo?
Lo chiediamo al professore Paolo De Pasquali, psichiatra, criminologo e docente universitario.
«Passalacqua è un serial killer» risponde lo studioso «,cioè un soggetto che uccide più persone, in tempi diversi, per il bisogno “necromanico” di entrare in contatto diretto con la morte: egli gode dando la morte ad una vittima. Dopo un periodo di giorni, mesi o anni, in cui l'assassino riacquista lo stato emotivo abituale, il ricordo delle sensazioni di immenso piacere provato in occasione dell’omicidio lo induce a ripetere quell'esperienza più e più volte, finché non interviene un evento esterno alla sua volontà (l'arresto o la morte) che pone fine alla serie».

Quindi era prevedibile che tornasse a colpire?

«Ai colloqui con gli esperti, quando fu arrestato in Calabria, Passalacqua mantenne un atteggiamento indifferente e superficiale nei confronti della vicenda processuale; non lasciò evidenziare sentimenti di colpa, anzi fece trasparire una certa soddisfazione per sé stesso e per la propria immagine di uomo forte e senza scrupoli. È un soggetto sadico con lieve ritardo mentale e disturbo di personalità antisociale: impulsivo, disonesto, irritabile, mentitore, senza capacità di empatia. Fu il compianto e illustre professore Francesco Bruno a esaminarlo a lungo per conto della magistratura. Sul piano clinico, quelli come lui sono soggetti irrecuperabili, in quanto, allo stato, non esiste una terapia psichiatrica - farmacologia o psicologica - che possa contenerne gli impulsi omicidi. Dunque solo una detenzione infinita può impedire a questi assassini di tornare a colpire, in quanto le loro pulsioni distruttive sono assolutamente inarrestabili dalla loro volontà».

Dunque, occorre tenerli in carcere?

«Se un serial killer ottiene benefici di legge che gli consentano di uscire dal carcere, in semilibertà, in libertà vigilata, ecc., è praticamente certo che tornerà a colpire. Passalacqua, in particolare, aveva ucciso una prima volta nel 92 un uomo anziano: nella stessa zona e con modalità simili a quelli che sarebbero stati i successivi tre omicidi. Tornato in libertà 27 anni dopo ha ripreso ad agire».

Cosa caratterizza l'azione di questo omicida seriale?

«Nel caso in questione sembra chiaro che la "firma" di Passalacqua consista nella scelta di vittime maschili anziane, sostituti paterni sui quali scaricare il proprio odio di natura edipica».

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