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'Ndrangheta, la legale di Gianluca Maestri rinuncia al mandato: “Non riesco a contattare né lui né la compagna”

Gianluca Maestri
La rinuncia al mandato difensivo. L’avvocato Rossana Cribari non è più il legale di fiducia di Gianluca Maestri, 46 anni. L’uomo è imputato nel processo per rito abbreviato in corso davanti al Gup distrettuale di Catanzaro. I pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti al termine della  requisitoria che ricostruiva patti, affari e alleanze delle cosiddette “cosche confederate” e ruoli degli imputati coinvolti nella monumentale inchiesta “Reset”, ne hanno chiesto la condanna a 20 anni di reclusione.
Ieri mattina, l’avvocato Cribari avrebbe dovuto parlare in difesa di Maestri ma ha rinunciato a farlo spiegandone le ragioni. Da tempo non riesce a mettersi in contatto con il proprio assistito, trasferito dal carcere di Genova a quello di Rebibbia e non ha più alcun contatto con la compagna del detenuto. Dunque, ritiene il proprio ruolo professionale incompatibile con la scelta collaborativa fatta dal quarantaseienne. Il pm antimafia Valerio, dal canto suo, ha precisato che «Maestri non è collaboratore in questo processo».
La procura diretta da Vincenzo Capomolla è cauta con gli aspiranti collaboratori: prima di concedere lo status devono infatti essere accertati i contenuti delle confessioni rese, la loro valenza dal punto di vista probatorio e, sopratutto, la loro  genuinità. Le vicende sovrapponibili del superboss cutrese Nicolino Grande Aracri  e del più modesto (criminalmente) cosentino Roberto Porcaro ne sono la piena dimostrazione. La magistratura inquirente a lungo diretta da Nicola Gratteri applica un metodo rigido e quasi infallibile che non offre spazio a pentimenti di convenienza o a improvvisazioni di sorta. Chi decide di collaborare deve dire tutto, a cominciare dai parenti e dagli amici più stretti: altrimenti è fuori.

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