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Stabilimento Marlane di Praia a Mare, il gip di Paola decide sull’archiviazione

Dall’effimero sogno di sviluppo alle morti in fabbrica. Un’area quella dove sorgeva lo stabilimento Marlane che adesso – nonostante sia stata acquisita dal Comune di Praia – rimane immersa nel degrado e nella desolazione. Tutto questo mentre il processo bis, pare essere quasi a conclusione. Il secondo procedimento penale sulla fabbrica definita dei veleni che vede indagate sette persone sembra avviarsi stancamente – dopo l’apertura nel 2017 – all’epilogo. A febbraio il Gip del Tribunale di Paola dovrà decidere, sentiti ed esaminati ulteriori elementi, se accogliere la richiesta di archiviazione del pm della locale Procura oppure rigettarla e quindi procedere con il rinvio a giudizio degli indagati.
La Marlane di Praia a Mare è stata l’ultima delle grosse aziende del litorale cosentino che ha chiuso i battenti nel 2004. Giusto vent’anni fa. Sull’area – oggi ancora sotto sequestro – la prima grossa fabbrica che apre a Praia a Mare è quella del conte Rivetti che nel 1957: il “Lanificio R2”. Erano gli anni della Cassa del Mezzogiorno e il conte ottenne un finanziamento di 6 miliardi di lire per l’investimento nel Sud Italia. Gli stabilimenti nella vicina Maratea e la Lini e Lane però chiuderanno i battenti nei primi anni del 1970, mentre il Lanificio R2 sarà poi rilevato dall’Imi (Istituto Immobiliare Italiano) e dall’Eni nel 1969, cambiando poi nome in “Lanerossi”. Nel 1987 la fabbrica viene acquistata dal gruppo tessile Marzotto con sede principale a Valdagno (Vicenza). Nasce la “Marlane- Marzotto Spa”.

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