Carceri in subbuglio. Droga e telefonini nelle celle, personale di vigilanza aggredito, materassi incendiati in forma di protesta.
«Chi comanda in carcere, regna pure fuori!» sosteneva Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata. Un sodalizio mafioso potente e spietato che “don Raffaè” creò e strutturò proprio dentro le mura dei penitenziari in cui era costretto a... risiedere.
Oggi chi possiede telefonini negli istituti di reclusione e appare in grado di rifornirsi, all’occorrenza, pure di droga gioca un ruolo di non poco rilievo. Perché diventa punto di riferimento e viene considerato in grado di mantenere rapporti importanti con l’esterno.
Le consegne di microcellulari e sostanze stupefacenti avvengono nell’ultimo periodo con l’utilizzo di droni. Come nei film. In piena notte “l’uccello miracoloso” scende dal cielo e deposita “roba” e telefonini nei punti concordati. Il bello è che sugli istituti penitenziari vigerebbe il divieto di volo ma nessuno pare orientato a rispettarlo. È per questo che il Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) ha già spedito una parte del personale di sorveglianza a specializzarsi nel settore per cominciare così una controffensiva. Dobbiamo preparaci a battaglie aeree tra droni? È probabile perché, comunque la si voglia leggere, quella in corso è una vera e propria guerra. Da una parte c’è lo Stato, dall’altra la criminalità.
Ma c’è di più. Siccome i telefonini stanno comparendo dappertutto nella Penisola, s’è deciso di avviare un programma di “schermatura” di tutte le strutture di reclusione. Così, chi pure riesce a ottenere la consegna di un telefonino non può usarlo. Semplice e efficace.
«La criminalità si modernizza e cambia strategie» spiega Giovanni Battista Durante, segretario nazionale aggiunto del Sappe «e pure noi dobbiamo puntare sulle nuove tecnologie per ariginarne le mosse e sventarne i piani». Tertium non datur, direbbero i latini.
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