La città di Scalea è ancora in un angolo. L’incendio devastante nel centro del paese sulla statale 18 riaccende i riflettori su una comunità che ancora non si è ripresa dalle inchieste di Plinius. Un paese in cui la ndrangheta va a braccetto con la camorra. Le indagini recenti e di qualche anno fa lasciano pochi spazi ai dubbi. La presenza della criminalità organizzata condiziona ogni cosa. Anche la politica che dopo l’arresto dell’ex sindaco Basile, lo scioglimento del consiglio comunale e il successivo commissariamento, era tornata ad occupare i banchi del Comune con l’intenzione di mettersi alle spalle il passato.
Il sindaco Giacomo Perrotta non sta avendo un compito facile. Il primo cittadino è preoccupato e non potrebbe essere diversamente. È stato convocato in Prefettura per giorno 1 febbraio alle 10.30. Aveva annunciato che avrebbe richiesto la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica a riguardo del grave episodio dell’altro giorno.
I carabinieri della Compagnia di Scalea hanno le bocche cucite, e proseguono le indagini, anche se la mano dell’uomo sull’incendio è la pista privilegiata. Le fiamme si sarebbero sprigionate difatti dall’esterno del palazzone a tre piani. Il gruppo di minoranza “Per Scalea” esprime «solidarietà e vicinanza per i titolari e per i dipendenti dell'azienda commerciale “Dal Brigante”, colpita nella notte da un incendio devastante, e per tutti i residenti dello stesso fabbricato che hanno subito danni enormi». Eugenio Orrico, Commissario del partito "Noi Moderati" di Scalea nonché consigliere comunale di opposizione, afferma: «Nessuno deve sentirsi solo, davanti all’intimidazione criminale.
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