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“Ringhio” Gennaro Gattuso, il campione tradito dalla sua terra

L’attacco delle ‘ndrine alla sorella. La preoccupazione per i familiari e la decisione di pagare la tangente

Il campione tradito. “Ringhio” Gattuso ha sempre rivendicato con forza la sua calabresità e gridato al mondo l’amore provato per le spiagge di Schiavonea. Mai avrebbe immaginato che un così alto e puro sentimento sarebbe stato un giorno calpestato dall’ingordigia, il cinismo, la tracotanza della ’ndrangheta. «Mi hanno detto di stare tranquilla» dice la sorella Ida «perchè è intervenuto mio fratello».
L’ex campione del mondo, preoccupato per la sorte dei familiari, impaurito dai due attentati incendiari subiti dalla congiunta, avrebbe spedito un amico che tutti chiamano “U tedescu” a saldare i “debiti” con le ‘ndrine. Vive lontano l’amatissimo ex centrocampista del Milan, è a Marsiglia a fare l’allenatore, ma sa come le cose possono drammaticamente evolversi nella terra in cui è nato. Dovrebbero volergli tutti bene laggiù, ma non è così: vogliono soldi e se ne infischiano del suo mai sconfessato amore per Corigliano. Ida è a rischio, i suoi nipoti sono in pericolo e deve intervenire e, secondo magistrati e investigatori, lo fa. E mentre il padre, Franco, nega che gli incendi delle auto della figlia siano l’effetto del mancato pagamento del “pizzo”, Ida conferma ai carabinieri quanto emerge dalle intercettazioni.

La donna viene ascoltata mentre parla con l’ex marito che è socio del padre nel progetto di realizzazione di un impianto fotovoltaico beneficiario di un contributo pubblico di ben 80.000 euro. Discute pure con un’amica di quanto le sta accadendo e ogni parola viene registrata. Le notizie degli attentati corrono sulla rete e intanto “ringhio” si preoccupa - questa la ricostruzione della Dda di Catanzaro - e manda un vecchio amico a saldare.
I carabinieri del tenente colonnello Marco Filippi ne seguono le mosse e, dopo l’incontro con il destinatario della tangente, entrano in azione e sequestrano il denaro appena consegnato in un bar. La somma verrà poi dissequestrata dal Tdl di Cosenza che ovviamente non sa che si tratta del profitto di una estorsione. L’ordinanza firmata dal gip distrettuale, Chiara Esposito, ricostruisce pedissequamente tutto il quadro, confermando come la mafia calabrese sia una enorme iattura. Un male che non risparmia neppure i campioni.

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