«Denis Bergamini è stato ucciso perché le partite erano truccate e lui voleva stare fuori dal giro del calcioscommesse. Ma se volete che vi dica di più dovete aiutarmi, il procuratore Gratteri deve proteggermi e darmi delle garanzie, io rischio la vita. Se Gratteri mi dà delle garanzie, io vengo a Cosenza e dico tutto».
A dirlo è stato Pietro Pugliese, di 70 anni, ex collaboratore di giustizia e ritenuto un sicario della camorra, ascoltato oggi nel tribunale di Cosenza nel corso dell’udienza del processo sulla morte di Donato «Denis» Bergamini. Pugliese è stato ascoltato in collegamento da una caserma dei carabinieri di Napoli e non ha poi aggiunto altro. Al termine dell’udienza sono stati acquisiti i due verbali delle dichiarazioni rilasciate da Pugliese negli anni scorsi. «Una testimonianza fantasiosa e grottesca. Peccato - ha dichiarato l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini - si sia sottratto alle nostre domande, altrimenti avrei chiesto chi è stato il mandante dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy. Credo che voglia la protezione dello Stato perché questa prevede anche un indennizzo economico. La sua credibilità è nulla». Il processo è stato poi rinviato al 23 febbraio, quando sarà sentita la professoressa Emanuela Turillazzi della sezione di Medicina legale, dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’Area critica dell’Università di Pisa.
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