I test di Medicina continuano a vivere di pulsioni impregnando da settimane le aule della magistratura amministrativa. Oggi si discute l’appello, dopo la decisione di primo grado con cui il Tar ha dichiarato illegittimo il Tolc Med, annullando il bando di concorso e ogni atto conseguente (compresi gli scorrimenti), facendo però salvi gli effetti già prodotti dagli atti (e quindi le immatricolazioni già avvenute). Toccherà, ai giudici supremi del Consiglio di Stato mettere una pietra tombale sulle speranze dei ricorrenti. La posta in palio è il destino di migliaia di studenti esclusi dalle selezioni già dichiarate illegittime. Giovani che hanno ingiustamente dovuto rinunciare ai loro sogni, almeno per un anno, almeno secondo l’orientamento del Tar di Roma. Gli aspiranti medici sperano di rimuovere quel filo spinato normativo attraverso i loro legali che, davanti al Consiglio di Stato, invocheranno il sacrosanto diritto all’iscrizione ai corsi di Medicina, possibilità negata dall’equazione asimmetrica di un meccanismo di somministrazione dei tolc universitari che è stato bocciato dai giudici.
La battaglia contro la selezione esce dalla centrifuga del primo grado della giustizia amministrativa senza un vantaggio concreto per i ricorrenti. Il test sarebbe illegittimo, secondo i giudici, ma per gli esclusi questo rappresenta, in fondo, l’unica soddisfazione dal momento che il Tar non ha previsto l’immatricolazione in soprannumero che era stata invocata in sede di giudizio.
I ricorsi degli studenti del Cosentino sono stati discussi mercoledì scorso dall’avvocato Danilo Granata che ha impalcato la sua appassionata difesa sui principi statuiti dalla sentenza 863-24 e provando a superarla per poter ottenere il riconoscimento dell’immatricolazione invocata dai giovani.
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