Un assistente capo coordinatore del Corpo di Polizia Penitenziaria di 57 anni in servizio nel carcere di Cosenza si è tolto la vita mentre era libero dal servizio (la tragedia è avvenuta nella sua abitazione di Mangone, comune del Savuto a pochi kilometri dal capoluogo bruzio). A dare notizia è il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), attraverso il segretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante e il segretario regionale della Calabria Francesco Ciccone. «E' una notizia - aggiungono Durante e Ciccone - che sconvolge tutti noi. L’uomo, padre di due figli, lavorava nel servizio a turno ed era stato anche aggredito alcuni anni fa. Si disconoscono le motivazioni del gesto estremo al momento e sono ovviamente in corso i doverosi accertamenti».
Sulla vicenda interviene anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ricorda «come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo senza segnali concreti di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria». Capece, premesso che «allo stato sono in corso accertamenti sulle ragioni del tragico gesto», rileva che «i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del personale di Polizia penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima un’apposita direzione medica della Polizia penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria. Qui servono azioni concrete sui temi dello stress psico-fisico degli appartenenti al Corpo».
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