La sanità è un intreccio di correnti umane che formano pericolose risacche dentro il Pronto soccorso dell’ospedale hub. Le stanze dei reparti di emergenza-urgenza sono da anni una specie di buco nero in cui tutto precipita e dal quale tutto ritorna. Locali sotto assedio con malati parcheggiati ovunque, su barelle, sedie a rotelle, sedie e sgabelli. L’umanità sofferente resta in coda per un posto in corsia che non arriva mai perché nelle varie aree di cura non ci sono abbastanza letti per accettare tutti. Dicono che la colpa sia di una rete colabrodo territoriale con gli ospedali periferici che continuano a riversare pazienti sull’“Annunziata”, la cui prima linea, anche a causa dei lavori in corso, è tornata luogo di sofferenza e di ombre, senza più posti disponibili. In quelle stanze uomini e donne, aspettano un responso, una cura. E’ gente che arriva dai luoghi più diversi, luoghi vicini e lontani d’una provincia, rimasti senza presidi territoriali. E sono tutti lì per guarire.
Il buco dei medici di base
La storia dell’assistenza sanitaria a km 0 ritorna sul ciglio del baratro, l’abisso matematico che sembra degradare verso una emergenza sempre più profonda. Un mondo che nel Cosentino accumula pazienti in coda per tutto, traccia le scie di un sistema che sembra rotolare verso il bordo più rischioso. I numeri sono lo specchio di una realtà complessa che si deforma col passare del tempo e man mano che i medici di medicina generale (è la nuova definizione dei medici di famiglia) abbandono per raggiunti limiti d’età o per cambiare destinazione o incarico. Il “buco” è enorme. Nel Cosentino, l’assistenza ai mutuati dovrebbe essere garantita da 508 dottori ma ne mancano ben 60 e rappresentano le stigmate di anni di mancata (o errata) programmazione a livello centrale. Una vertigine generata dai tagli di spesa che hanno prodotto altre spese e altri tagli. Si è risparmiato sul sistema salute, economie che hanno prodotto fragilità nell’assistenza territoriale. Non ci sono medici e non se ne trovano. L’Asp sta provando a convincere i pensionati a restare in servizio fino a 72 anni. Nel frattempo spera che le riforme e la medicina del futuro possa servire a coprire le lacune.
Sos guardie mediche
Per adesso, sarebbe meglio non ammalarsi, soprattutto, nei piccoli comuni dove spesso, col medico di famiglia non è garantita neanche la continuità assistenziale. Le guardie mediche sono, ormai, a rischio scomparsa. Sulla carta dovrebbero essere 492, ne mancano ben 326. E, spesso, nelle sedi chiuse il telefono squilla a vuoto.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza