Istruttoria chiusa. Il processo che vede imputata l’ex prefetto di Cosenza, Paola Galeone, entra nella fase finale. Ieri è stato ascoltato il consulente Milana, incaricato di verificare i contenuti della intercettazione ambientale relativa alla conversazione intercorsa tra l’alto funzionario dello Stato e l’imprenditrice Cinzia Falcone. Il perito ha contestato i contenuti delle registrazioni. L’accusa per l’ex prefetto è di aver di aver proposto alla presidente dell’Animed, di dividersi attraverso l’emissione di una fattura falsa, una somma di denaro, pari a 700 euro, facente parte dei fondi di rappresentanza accordati all’Ufficio Territoriale del Governo. La somma venne sequestrata dagli investigatori della squadra mobile (all’epoca diretta da Fabio Catalano) dopo le festività natalizie del 2019 subito dopo un incontro tra le due donne avvenuto all’interno di un bar del centro cittadino.
Cinzia Falcone aveva ribadito, nel corso dell’interrogatorio sostenuto in aula nella precedente udienza la propria versione dei fatti. Una versione resa alla magistratura inquirente nel 2019 e smentita sia in fase di indagini preliminari che in dibattimento da Paola Galeone. Ieri l’ex prefetto bruzio ha dichiarato al Tribunale di essere estranea alle contestazioni mossegli dalla pubblica accusa rappresentata nel processo dal pm Giuseppe Visconti. «Ribadisco in maniera tassativa» ha detto Galeone «che non ho mai consegnato somme di denaro alla dottoressa Falcone, l’evento di cui si parla non è mai esistito, per il semplice fatto che non ho mai aperto il portafoglio». Laparola passa adesso alle parti per le conclusioni. Poi la sentenza.
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