Cosenza, la Biblioteca Civica affidata a un pool di esperti: lavori di riqualificazione chiusi entro il 2026
Un lavoro immane che alla fine consentirà di restituire il giusto prestigio alla Biblioteca Civica. La più grande del Mezzogiorno dopo quelle di Palermo e Napoli. Per numero di volumi e pregio. Il presidente Antonio d’Elia ne è orgoglioso ed è sicuro che tutto andrà bene. «Tutto dovrebbe concludersi entro la fine del 2026», afferma, «non era possibile continuare a tenere aperta la Biblioteca con pareti che colano acqua per via di infiltrazioni insidiando volumi e utenti». D’Elia ci accoglie sulla porta d’ingresso dell’Accademia Cosentina che s’affaccia su piazza 15 Marzo. La storica scalinata ci porta alle prime stanze dove sono impegnati gli esperti di due ditte chiamate a sanificare e catalogare tutto il materiale prima che venga portato nelle sale della Biblioteca Nazionale e dell’Archivio di Stato dove rimarranno fino a quando si concluderanno gli interventi di adeguamento alle norme antisismiche e tutti quelli necessari per rendere utilizzabili in piena sicurezza i locali della Civica. L’ultima volta che la Biblioteca aprì al pubblico per un evento ufficiale fu in occasione della presentazione del restauro dei Corali ad opera del segretariato regionale per i beni culturali della Calabria e della soprintendenza archivistica e bibliografica. Era l’11 ottobre 2021. In pieno Covid. Per entrare green pass e mascherina. Presidente dell’Accademia da poco era già d’Elia, succeduto al compianto Leopoldo Conforti. In servizio erano rimasti solo tre dipendenti. Tra pandemia e terremoto impossibile garantire apertura e servizi. La struttura cominciava a dare segnali di cedimento in più punti. Le risorse economiche erano irrisorie (tali sono rimaste, nonostante l’impegno fattivo del Comune con 200mila euro negli ultimi due anni e della Provincia che offre i servizi di Ragioneria e Tesoreria, tanto che ancora bisogna pagare la buonuscita ai lavoratori), gli ostacoli da superare innumerevoli, per cui si decise di sospendere le attività, lasciando aperta sia pure per un breve periodo l’Accademia. I fondi Cis all’interno di Agenda Urbana ora stanno dando una boccata d’ossigeno consentendo di avviare le opere di riqualificazione. «Non siamo proprietari dell’immobile», ricorda il presidente d’Elia, «ma ospiti del Comune che ha riversato una quota dei Cis centro storico alla Biblioteca per lavori antisismici e il restauro dell’edificio che fino a poco tempo fa era del Demanio ed ora è del Ministero. Il cantiere dovrebbe chiudere nell’arco di due anni e mezzo, se tutto andrà bene». D’Elia ci guida nelle stanze dove si sta lavorando per archiviare i volumi sotto il coordinamento della soprintendenza libraria, il segretariato regionale, la soprintendenza architettonica. «Sono loro che insieme al colonnello Aquino e all’ingegnere Rino del Comune si occupano tecnicamente della gestione delle attività», continua d’Elia, «lo staff di Alma Roma e Biblion Torino, le due ditte appaltatrici ingaggiate dal Comune, sta sanificando, disinfestando e pulendo tutte le opere che usciranno da questo palazzo in delle scatole ossigenate (si parla di fine aprile: ndr) per andare parte nella Nazionale e parte nell’Archivio di Stato. Un patrimonio immenso: dieci chilometri lineari, 250mila volumi. Abbiamo stilato un protocollo d’intesa, Ministero, Comune, Provincia, che a breve verrà reso pubblico. Prevede che tutto il materiale una volta ultimati i lavori torni qua, nella sua sede naturale. Anche se la Civica nel frattempo dovesse passare al Ministero per essere affidata alla Nazionale. C’è un legame con il territorio, c’è una identità da rispettare. Con Cosennza e con l’Accademia fondatrice (1868, apertura nel 1871: ndr) che diede il Fondo antico costituito da pergamene, Coralli tra i più importanti d’Europa prima della Riforma, il De Rerum di Campanella, Incunaboli, Cinquecentine. Non possiamo staccare la figlia, la Biblioteca, dalla madre, l’Accademia appunto». In futuro potrebbe esserci anche una partecipazione del privato nel Cda dell’Accademia. Si è fatta avanti di recente la Fondazione Giuliani. Ci sono spettanze da pagare ai dipendenti in pensione, all’unica rimasta in organico, pendenze con lo Stato. La somma necessaria che cresce sempre di più supera il milione di euro. Intanto il lavoro certosino di sanificatori e archivisti immersi tra corridoi e scaffali prosegue anche nei tre piani della torre libraria del monastero di Santa Chiara. Testi antichi e rari, stampe, immagini del Pilerio, tra le tante, trattati per la disinfestazione con bombole di anidride dopo essere stati imbustati. Restaurato un Codex Iustinianeus immenso, il Toledo. «Andrà tutto via, anche le pubblicazioni più “giovani”, le fiabe per i bambini», sottolinea d’Elia, «molti testi che non vedete esposti sono già messi nei box». Anche il Chiostro verrà rimesso a nuovo. «Nel dramma della chiusura siamo contenti - dice d’Elia - i cosentini dovranno aspettare, pazientare ancora un po’, ma alla fine avremo un risultato eccellente. Spazi immensi da riqualificare. Mi definirono cattivo quando decisi di chiudere la Biblioteca. Ma come si poteva tenere aperti tutti questi locali malridotti? Non erano quattro stanze...». FOTO ARENA