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“Giù le mani dal nostro ospedale”, Acri scende in piazza in difesa del presidio sanitario FOTO

Centinaia di persone in marcia per un diritto, quello alla sanità, che in Calabria rischia di essere merce rarissima, alla luce dei numerosi presidi chiusi o sottodimensionati. Ecco perché Acri, nella giornata di oggi, si è trasformato nel teatro della protesta che, oltre agli amministratori e sindaci del comprensorio, ha visto coinvolta in primissima fila anche la gente civile. Anche alunni e alunne delle scuole Primarie, studenti e studentesse delle Secondarie di Primo e Secondo Grado. Tutti insieme per manifestare la propria indignazione e urlare “no” al dimensionamento dell'ospedale acrese.

I motivi della protesta

Il sindaco Pino Capalbo e l’intera amministrazione comunale hanno promosso la manifestazione pubblica, nella centralissima piazza Sprovieri, contro il nuovo decreto del presidente regionale Roberto Occhiuto sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Il primo cittadino ha sferrato un duro attacco al centrodestra regionale ma anche locale dicendosi pronto ad impugnare gli atti regionali. Una riorganizzazione per Capalbo che mortifica ancora una volta il territorio. È assurdo infatti per l’amministrazione comunale e per Capalbo che “Mentre l’Agenas annovera l’ospedale di Acri tra i migliori per la qualità dei servizi sanitari di medicina e l’Asp registra le più alte performance tra gli ospedali di zona disagiata, la giunta regionale costringe l’amministrazione comunale a fare ricorso al piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e, certamente, a ricorrere contro l’approvazione definitiva del provvedimento fissato per il 15 aprile”. Con il nuovo decreto “ad Acri si tagliano posti letto, non si garantiscono i tre posti Obi, non si apre l’ambulatorio di oncologia, non arriva l’anestesista ed il radiologo e non si garantiscono i servizi di medicina territoriale”. Un ridimensionamento che così come proposto non può essere assolutamente accettato e che lo ha spinto a invitare amministratori, scuole, organizzazioni sindacali, partiti, associazioni, commercianti, artigiani e, in. generale, tutta la cittadinanza, a partecipare alla manifestazione pubblica.

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