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Acri, non ci fu corruzione elettorale. Capalbo dopo 4 anni vede la luce

Archiviata dal pm Cozzolino la posizione del sindaco di Acri. All’epoca faceva parte dello staff di Giuseppe Aieta

«Dopo quattro anni è stata certificata la mia onestà e restituita onorabilità alla mia persona, sia come uomo che come sindaco». Ha esordito così ieri pomeriggio, nella sala giunta del Municipio, il sindaco Pino Capalbo nel corso di una conferenza stampa convocata per annunciare la richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero Giuseppe Cozzolino rispetto al procedimento in tema di corruzione elettorale che lo ha visto indagato e che venne avviato nel febbraio del 2020 dalla Procura di Paola.
Dunque, assoluta estraneità di Capalbo rispetto a qualsiasi condotta di natura illecita. La vicenda giudiziaria che lo ha interessato non riguarda le sue funzioni da sindaco ma il ruolo di collaboratore, affidatogli a carattere fiduciario, nello staff di Giuseppe Aieta. Accanto al primo cittadino il suo legale Mattia Caruso che ha ripercorso in maniera dettagliata tutte le fasi del procedimento iniziato nel febbraio 2020 con l’avviso di garanzia.

Due le Procure che si sono occupate dei fatti. Inizialmente, si apprende dalla ricostruzione di Caruso, è la Procura di Paola ad «interpretare nell’affidamento dell’incarico di collaboratore a Capalbo nel gruppo di Aieta uno scambio di favori illeciti». Successivamente la Procura di Cosenza, che prende in mano gli atti per competenza territoriale, fornisce una lettura diversa di quanto accaduto. «Ha sconfessato - ha sottolineato l’avvocato Caruso - il tentativo di vedere nella nomina di Capalbo nello staff di Aieta un accordo illecito». Per Caruso «è stato ristabilito un criterio di verità in quanto Capalbo ha goduto solo ed esclusivamente della stima professionale di Aieta. Non vi era nessuna violazione - ha concluso il legale - nell’affidamento dell’incarico fiduciario».

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