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A Cosenza la comunicazione della giustizia tra doveri, limiti e sconfinamenti

Serrato confronto in tribunale tra legali, magistrati, docenti e cronisti. La partecipata iniziativa voluta da Rete Nazionale Forense e dai consigli dell’Ordine dei giornalisti e degli avvocati

Il dovere di informare è un diritto irrinunciabile, purché rimanga nei limiti imposti dalla legge, e rispetti la privacy e le regole dettate dalla deontologia professionale. I confini sono sottili, le polemiche dietro l’angolo. E le nuove forme di comunicazione digitali, velocissime nell’informare, spesso solcano terreni minati. Temi di cui s’è discusso nel convegno “La comunicazione della giustizia nell’era della trasformazione digitale. Regole deontologiche e normative di riferimento” promosso da Rete Nazionale Forense in collaborazione con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Cosenza, con l'Ordine Regionale dei giornalisti della Calabria, con la Camera Penale di Cosenza e con il Circolo della stampa “Maria Rosaria Sessa”. Tra i relatori, tante figure di spicco delle categorie chiamate in causa: avvocati, magistrati e giornalisti che si sono ritrovati davanti a una platea numerosa e interessata. Insieme per un confronto, a tratti anche acceso, in cui non sono mancati i rilievi critici.
«Oggi è un giorno particolarmente importante – ha detto Ornella Nucci, presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Cosenza - perché la credibilità della nostra professione, avvocati ma anche dei magistrati, e di chi veicola la notizia all'esterno, ruota tutto attorno alla buona comunicazione. Allora è tempo davvero che ci si sieda a capire come poterlo eseguire correttamente. Non c'è bisogno di nuovi codici deontologici, i codici esistono già. C'è bisogno di sedersi e di essere consapevoli dell'importanza di questa funzione».
«Giornate come oggi dovrebbero fare riflettere che in Italia, in questo momento, oltre ai tribunali, c'è quello più importante per l'opinione pubblica, che è il tribunale della pubblica opinione» ha aggiunto il presidente della Camera Penale Roberto Le Pera. «Quello che distrugge vite e anticipa sentenze, quello dei talk show e dei salotti in cui i tuttologi esperti del diritto o sedicenti tali ritengono che il diritto sia qualcosa da affrontare fuori dalle aule di giustizia».
Di contro, il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, in totale disaccordo rispetto all’intervento dell’avvocato Le Pera ha dichiarato: «Mi sento preoccupato come cittadino e pezzo delle istituzioni, da un modo che in Italia ormai da oltre 20 anni abbiamo di approcciare ai temi delle garanzie, della giustizia, dell'informazione, affrontandolo con lo scontro. Non mi piace. Non lo ritengo produttivo. E stamattina ho sentito ripetere cose che non condivido».
«Credo che la sintesi della discussione di stamattina sia la consapevolezza che ci siano stati e ci siano degli errori da ognuna di queste categorie. Bisogna recuperare una serenità di ragionamento senza la quale sarà impossibile arrivare a soluzioni intelligenti ed efficaci» ha concluso il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. Il confronto, però, ha dimostrato che la strada da percorrere è ancora lunga. Sebbene sia proprio attraverso il confronto che si dovrà passare per trovare l’equilibrio ideale tra giustizia e informazione.

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