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Chiusura punto nascita al Sacro Cuore a Cosenza, “Mammachemamme” alza i decibel: sit-in di protesta

Non si ferma il vento di protesta contro la possibile chiusura del punto nascita del Sacro Cuore di Cosenza. Mamme, associazioni e cittadini si sono radunati ieri mattina davanti all’ingresso della clinica per manifestare e difendere «un punto di riferimento per molte donne in gravidanza». A organizzare la protesta, l’associazione “Mammachemamme” e il movimento spontaneo delle mamme nato proprio a seguito della decisione della Regione di chiudere il punto nascita. Non ha fatto mancare il suo sostegno l’amministrazione comunale di Cosenza, con la presenza dell’assessore Damiano Covelli e dei consiglieri Bianca Rende, Antonietta Cozza e Francesco Turco.
«Siamo qui – ha detto il dottor Raffaele Misasi, responsabile del Dipartimento materno infantile del Sacro Cuore – perché la Sanità soffre di una malattia cronica ormai da molto tempo. E dopo tanti anni di commissariamento in cui si sono avuti dei tagli, e dopo la pandemia, ci aspettavamo una soluzione del problema o almeno un avvio alla soluzione, e un incremento dei posti letto e di tutta l'organizzazione strutturale ospedaliera. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, si sta dando da fare per ripristinare una Sanità in coma, ma l’ultimo Dca ha previsto l'incremento dei posti letto nelle strutture pubbliche a discapito delle strutture private accreditate. In particolar modo, per quanto riguarda il punto nascita di Cosenza ne prevede la chiusura perché dovrebbe riaprire quello dell’ospedale di Cetraro. È giusto che le strutture pubbliche siano potenziate – ha continuato Misasi – ma nella fase in cui ci troviamo pensiamo sia più opportuno prevedere una deroga al Dca in attesa che gli ospedali periferici possano avere un incremento. E ascoltare i bisogni delle tante donne – così come è previsto anche dall'Organizzazione mondiale della sanità – che si sentono private della loro libertà di scelta».
«Crediamo che la nascita sia un evento che coinvolge tutti, quindi, abbiamo rivolto un appello di partecipazione all’intera popolazione – ha sottolineato Cecilia Gioia, psicologa e psicoterapeuta dell’Unità Operativa Sacro Cuore e presidente dell’associazione “Mammachemamme” –. Riteniamo che un approccio integrato alla nascita sia il modo migliore per venire al mondo e quindi da 12 anni abbiamo creato questo modello e questa struttura. Abbiamo iniziato tutti quanti, come operatori, a parlare lo stesso linguaggio cercando di offrire un sistema che potesse accogliere la nascita di una famiglia. Ecco perché siamo qui a dire no alla chiusura di un punto nascita che ha funzionato e che continua ad accogliere bambini e bambine di tutto il territorio. Qui, in media, ci sono mille parti all’anno – ha affermato Cecilia Gioia – un numero significativo».
«Vogliamo difendere il diritto di scegliere liberamente il luogo in cui dare alla luce i propri figli – ha detto Monica, una delle tante mamme presenti alla manifestazione di protesta. Questa scelta, così personale e intima, dovrebbe essere rispettata e sostenuta. All’inizio di questa lotta è stata lanciata una petizione indirizzata al governatore Occhiuto affinché potesse tornare sulla sua decisione. In pochissimo tempo sono state raccolte più di 5.700 firme. Un segnale inequivocabile».

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