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Muore a 77 anni Silvio Aprile: primo testimone di giustizia a Cetraro. Luberto: “Non volle mai la scorta”

Una storia di coraggio e di coerenza. Silvio Aprile, spentosi a 77 anni per cause naturali, è stato il primo testimone di giustizia di Cetraro. Gestiva un bar pasticceria e ristorante - “I mulini” - nella cittadina tirrenica e quando finì vittima delle cosche non esitò a denunciare alla procura antimafia il sistema di usura ed estorsione in cui era caduto. Un sistema governato dalla 'ndrangheta che in quell'area della Calabria aveva in Franco Muto, detto “il re del pesce” il suo storico punto di riferimento. Aprile divenne la principale fonte di accusa dell'inchiesta “Azymuth” con cui la procura antimafia di Catanzaro colpì al cuore, nei primi anni del duemila, le organizzazioni criminali egemoni nell'Alto Tirreno cosentino. In aula, deponendo davanti al Tribunale di Paola, non esitò a pronunciare la parola 'ndrangheta spiegando al collegio giudicante, presieduto da Giovanni Spinosa, come boss e picciotti si muovevano per drenare denaro agli imprenditori in difficoltà economica. I figli Angelo e Manuela lo ricordano come «un esempio di schiena dritta e dirittura morale. Un padre affettuoso e coraggioso».

Vincenzo Luberto, all'epoca pm antimafia di Catanzaro e ora soistituto procuratore generale a Reggio Calabria, lo ricorda con commozione: «Silvio fu il primo testimone di giustizia a non abbandonare la sua terra. Rifiutò di dismettere la propria azienda che aveva diritto a vendere allo Stato ad un prezzo sicuramente generoso. Non ha mai voluto una scorta, ha continuato a lavorare protetto da un sistema di telecamere che proiettavano le immagini presso i corpi di polizia. Mi diceva che aveva paura, specie quando da solo, a tarda sera tornava a casa dalla moglie, ma che , comunque andava avanti. Silvio ebbe un risarcimento congruo con cui pagò il mutuo concessogli dallo Stato col quale ristrutturo’ la sua azienda , nella quale ancora oggi si staglia il colore rosso    caldo come la sua passione per il lavoro e tenero come la sua speranza per il futuro».

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