Il “sistema”. Una sinergia di azioni criminali avrebbe dovuto garantire il controllo delle estorsioni e dello spaccio di sostanze stupefacenti nell’area urbana. In certe zone non si poteva spacciare la “roba” e tantomeno chiedere il “pizzo” o compiere rapine senza il consenso del capo della “Nuova famiglia di San Vito”.
Un “capo” individuato dalla magistratura inquirente in Gianfranco Sganga, vecchia conoscenza delle forze di polizia e la cui foto segnaletica è sempre stata negli ultimi 20 anni ben in evidenza sulle scrivanie degli investigatori cosentini. Lasciato il carcere nel 2016, Sganga avrebbe riorganizzato le file d’una parte della criminalità bruzia rimettendosi in “affari”. Punto di riferimento della ristrutturata organizzazione sarebbe stato, insieme a lui, Alfonsino Falbo, genero dell’irriducibile boss ergastolano, Franco Perna.
Questo quadro, ricostruito attraverso migliaia di intercettazioni ambientali e telefoniche ha trovato indiretto riscontro pure nelle dichiarazioni del pentito Luca Pellicori, ex braccio destro di Marco Perna (cognato di Falbo), che ha indicato Sganga come il “mammasantissima” di “San Vito”. Un “padrino” che avrebbe sottomesso tutti i gruppi criminali operanti nel quartiere del capoluogo bruzio, accentrando a sé le attività estorsive più importanti con particolare riferimento a quelle mirate ai cantieri presenti all'interno dell’Azienda Ospedaliera dell’Annunziata e dell’Unical. Un altro pentito, Luciano Impieri, ha confermato con le sue dichiarazioni il ruolo di Sganga, descrivendo pure l’organigramma della cosca. A questi collaboratori si sono quindi aggiunti Giuseppe Zaffonte, Anna Palmieri e Celestino Abbruzzese.
Le decisioni
Il collegio giudicante, dopo rituale camera di consiglio, ha deciso la condanna di: Alfonsino Falbo 17 anni e 6 mesi; Massimo Imbrogno 12 anni e 2 mesi; Vincenzo Laurato 10 anni e 8 mesi; Giuseppina Carbone 6 anni e 10 mesi; Gianfranco Fusaro 6 anni e 8 mesi ; Riccardo Gaglianese 17 anni e 5 mesi; Manuel Forte 6 anni e 9 mesi; Egidio Cipolla 6 anni e 6 mesi; Cesare Quarta 6 anni e 6 mesi; Gaetano Bartone 6 anni e 9 mesi; Francesco Amendola 1 anno e 6 mesi; Gianfranco Sganga 6 anni e 2 mesi; Pietro Mazzei 3 anni; Ottavio Mignolo 1 anno e 6 mesi; Carmine Lio 3 anni e 20 giorni; Luca Imbrogno 10 mesi; Vittorio Imbrogno, 2 anni e 8 mesi; Umberto Mazzei 10 mesi; Alfredo Fusaro, 8 mesi; Massimo Fortino 1 anno e 6 mesi; Dimitri Bruno 8 mesi; Mario Esposito 900 euro; Alessandro Esposito 900 euro; Francesco Le Piane 900 euro; Claudio Altomare 900 euro. Solo due gli assolti. Si tratta di: Silvio Donato e William Castiglia.
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