Una lenta ma determinante “rivoluzione”. È quella avviata nell’Azienda ospedaliera da Vitaliano de Salazar, manager inviato dal commissario alla sanità Roberto Occhiuto per rimettere in sesto una nave... semiaffondata.
Una lunga esperienza amministrativa alle spalle e il piglio e la determinazione d’un generale, de Salazar ha faticato non poco per rimettere sulla linea di galleggiamento il “vascello” destinato al naufragio. Un “vascello” incagliato tra gli scogli dell’inefficienza, delle interferenze politiche, delle posizioni consolidate di potere e delle immancabili pratiche clientelari.
Un ruolo scomodo quello svolto dal manager di origine calabrese e con residenza capitolina. È per questo che abbiamo deciso di porgergli delle domande.
De Salazar partiamo dal Pronto soccorso dell’Annunziata “croce” della sanità pubblica bruzia: cambierà qualcosa e quando?
«Entro luglio saranno pronti i nuovi locali e significherà poter godere di maggiori spazi. Verranno attivati sette ambulatori diversi , garantita un’accoglienza migliore ai degenti e l’equipe sanitaria avrà nel nuovo primario Domenico Lorenzo Urso il suo costante punto di riferimento. Si tratta di un medico che ha fatto esperienza fuori dalla nostra regione ricoprendo incarichi significativi. Ai parenti dei degenti verrà invece dedicata una figura professionale per dare notizie e indicazioni mentre per le donne vittime di violenza di genere sarà assicurato il sostegno di uno psicologo. Il reparto verrà dotato pure di un Polifunzionale, vale a dire che termineranno i trasporti interni dei pazienti per fare lastre e risonanze. Ci muoveremo, insomma, secondo standard europei e non è poco considerato cos’era prima il Pronto soccorso».
Uno dei problemi maggiori del presidio è quello relativo alla mancanza di personale: restiamo ai proclami o assumerete per davvero?
«Certo, il piano assunzionale prevede numeri significativi in termini di rinforzi: saranno assunti 50 infermieri e altrettanti medici cui si aggiungeranno 10 operatori sociosanitari. Il vero obiettivo è quello di ridurre sempre più la migrazione sanitaria ed è per questo che la sinergia con l’Università della Calabria e il corso di laurea in Medicina ci ha consentito pure di poter disporre di docenti universitari in vari settori. Figure importanti alle quali se ne aggiungeranno speriamo delle altre».
Il rettore dell’ateneo, Nicola Leone, elogia pubblicamente il rapporto instaurato con l’Azienda ospedaliera e, quindi, con lei: quanto è importante in senso pratico e scientifico l’apporto dell’Unical?
«Rilevantissimo perchè offre all’Annunziata la possibilità di contare su grandi professionalità accademiche. Io e il Magnifico Rettore stiamo procedendo all’unisono per fare una ottima sanità pubblica calabrese. Questo è possibile per la visione e per la fiducia trasmessa dal presidente della giunta, Roberto Occhiuto».
Qual è la produzione sanitaria dell’Annunziata?
«Registriamo 1700 interventi in più e, per esempio, il reparto di Ortopedia ha raggiunto i Lea previsti nel campo della frattura del femore. I pazienti, infatti, vengono sottoposti agli interventi a 48 ore dall’accaduto. Siamo passati dall’8 per cento al 62 per cento di Lea.».
Senta, il Mariano Santo, la terapia intensiva, gli strumentari diagnostici moderni: a che punto siete?
«Il Mariano Santo, dopo tanta attesa, è una realtà, tanto che è stato dotato di un modernissimo acceleratore lineare. Siamo invece in fase di collaudo per l’attivazione di altri posti in terapia intensiva. Quanto al resto posso dirle che sono stati acquistati 15 milioni di euro di strumentari di varia natura. Non solo: posso aggiungere che 10 milioni provengono dai fondi Por e quindi non si grava sulle casse regionali e quindi su quelle dei cittadini. Confermo inoltre che a giugno sarà inaugurata la camera motuaria finalmente degna di ricevere, con il dovuto rispetto e il necessario decoro, le salme dei pazienti deceduti ».
Il bilancio di questo suo impegno come lo quantificherebbe in terminj di percorso?
«Siamo a un terzo rispetto a quello che si è trovato in termini di cure, in termini di carenza del controllo della spesa e di lavori di ristrutturazione ancora solo in fase di progettazione».
Quali continuano a essere le criticità?
«Nessuno si nasconde dietro a un dito immaginando che non ce ne siano. Noi ci stiamo muovendo su tutti i fronti. Posso dire sul tema del pronto soccorso ci siamo mossi; su quello del parco attrezzature obsolete, ci siamo mossi. Occorre del tempo per riportare tutto a regime. A me il tempo non manca e guardo al futuro con ottimismo».
C’è una fuga di infermieri dalle sale operatorie, così segnala la Cgil: che succede?
«Io posso intanto dire che le sale operatorie hanno fatto un grande salto in avanti: sono stati infatti portati a termine 1700 interventi in più rispetto ai due anni precedenti e, in particolare, al 2021 l’anno peggiore per l’ospedale. Si tratta di interventi pari circa a 10 milioni di euro. Ciò consente al presidio dell’Annunziata di rimanere in pista altrimenti sarebbe insostenibile economicamente come Hub e come sede di cura».
Quindi qual è il problema?
«Se c’è si sta affrontando, secondo le regole di un ospedale normale e nel rispetto dei ruoli. A presto ci sarà un incontro con le organizzazioni sindacali. Ciò fermo restando che l’Annunziata sta funzionando, che i problemi vengono affrontati e che, sopratutto, si curano più cittadini rispetto al passato. Questi sono i dati reali».
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