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Tassa di soggiorno comunale a Rende, scatta la rivolta degli albergatori

L’istituzione della imposta decisa dai commissari non convince gli operatori

La tassa di soggiorno che dovrebbe partire il 1 giugno prossimo non trova riscontri positivi negli albergatori rendesi. “Abbiamo appreso la notizia dalla Gazzetta ma pensavamo potesse slittare ancora la data ufficiale”, dicono.
In verità, nei mesi scorsi al primo piano di via Rossini, si sono svolte diverse riunioni e più incontri tra le parti. I commissari hanno voluto rendere partecipi delle scelte sia gli albergatori cittadini sia le associazioni di categoria. Ed un primo rinvio della cosiddetta “tassa di soggiorno” era avvenuto proprio per andare incontro alle richieste di chi gestisce gli hotel. Perché allora ancora dubbi? “Dopo gli incontri in municipio- dicono- aspettavamo le indicazioni operative. Chi pagare, come versare, cosa chiedere ed in che tempi”. A Rende, ritengono gli albergatori, il turismo è di tipo commerciale. Business, per intenderci. “Non ci sono i presupposti”, rilanciano dagli hotel. In città c'è molta attenzione per i prezzi che applichiamo. Anche 2 euro al giorno è un rischio. Quale? Quello che i turisti scelgano altre strutture limitrofe a Rende. Siamo a pochi km d'altronde da altri Comuni che non hanno applicato la tassa di soggiorno…”, il loro monito. La decisione, ad ogni modo, è stata confermata dai tre commissari che hanno deliberato, in tal senso, una delibera di almeno due anni prima ferma al palo. In città, nel 2023, hanno “soggiornato” circa 130 mila visitatori.

 

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