Giancarlo Iacucci è un 30enne pieno di passioni – tra queste il Milan («È come una relazione di coppia, sospeso tra amore e sofferenza. Questo sentimento mi ha arricchito la vita perché mi ha consentito di stringere diverse amicizie», dice) e il Cosenza – e interessi ma soprattutto è un esempio di resilienza. Una dote importante in un’epoca in cui la depressione è stata definita «il male del secolo» dall’Oms. I messaggi che lancia attraverso i social sono un esempio.
Ha le idee chiare, è caparbio e ha tantissime capacità. La tetraparesi spastica di cui è affetto non è una barriera. Sono altre quello che lo infastidiscono e per cui si infervora. Proprio per questo motivo ha prodotto un cortometraggio, “Spoiler”, per arrivare al cuore di tanti. «Ho voluto lanciare un messaggio, raccontando la mia storia. Ho filmato le difficoltà che vivo quotidianamente per sensibilizzare le istituzioni. Nelle scuole, ad esempio, si parla poco di disabilità. Sarebbe importante fare convegni per spiegare cosa sia. Solo con la conoscenza si possono abbattere i pregiudizi. I ragazzi devono essere stimolati. Dobbiamo formare i giovani del domani ad avere rispetto del prossimo». Giancarlo non è il tipo che desidera impietosire: «Da bambino sognavo un giorno di poter camminare ma poi, crescendo, ho capito che questo non fosse possibile. Mi sono trovato davanti ad un bivio, imprecare contro il mondo intero oppure vivere la mia condizione come un’opportunità. Mi ritengo fortunato perché la mia disabilità è limitata alle gambe ma ho tante altre capacità, che sfrutto ogni giorno per fare del mio meglio. Questo mi fa sentire appagato. Quando percepisco pena nei miei confronti lo avverto e quando ciò accade il rapporto con l’altro è destinato ad incrinarsi perché in chi ho di fronte non riconosco una persona sincera».
I suoi pensieri sono nitidi, diretti e fanno vibrare le corde più profonde perché sono frutti di un lungo esercizio introspettivo: «Adoro il mare, lì riesco a recuperare il mio equilibrio, la mia pace. Quando rimango a fissarlo, mi rilasso e ricevo le risposte che cerco. Non esiste giusto e sbagliato nella vita, non vi sono verità assolute ma semplici opinioni. Soltanto il tempo ti dà le risposte, sotto forma di lezioni. Anche le scelte infruttuose non sono un errore, devono essere viste come momenti di crescita. La vita è qualcosa di bello. Ti dà e ti toglie ma non ho paura. Se mi ha tolto le gambe, allora vuol dire che mi deve dare qualcosa di ancora più bello. Parlare dei propri problemi è un’ottima terapia. A questi bisogna dare il giusto valore, esprimere i turbamenti aiuta ad allontanare la paura».
Vivere a Cosenza, però, non è sempre agevole per lui: «Il centro della città è tutto sommato dignitosa. A volte avrei voglia di lasciare la mia terra ma poi penso quanto sia ricca da un punto di vista storico e mi chiedo perché la Politica la riduca così. Tante cose non funzionano, dalla sanità all’edilizia urbana, spesso Cosenza non è misura di una persona con disabilità».
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