Il flagello della droga. La diffusione e il consumo di sostanze stupefacenti hanno subito un forte rallentamento grazie alle inchieste condotte dalla forze di polizia.
Il mercato ha subito forti contraccolpi per via di arresti e retate. L’azione repressiva non deve tuttavia indurre le altre istituzioni a mollare la presa. Più volte le comunità di recupero hanno posto l’accento sulla necessità di svolgere una intensa attività preventiva, di tipo culturale, soprattutto tra le giovani generazioni.
Il questore Giuseppe Cannizzaro, che nella sua lunga carriera ha messo le manette ai polsi di grandi narcotrafficanti operanti nel nostro Paese, è un convinto assertore dello sforzo comune che va compiuto per levare spazi d’azione a narcos e spacciatori.
«Per combattere il fenomeno dobbiamo stare tutti insieme» afferma l’alto dirigente del ministero dell’Interno «spendendoci senza sosta in una costante attività di prevenzione e confronto. Un’attività che noi svolgiamo nelle scuole attraverso il personale che incontra gli studenti di ogni ordine e grado. Devo dire» aggiunge Cannizzaro «che i dirigenti scolastici non solo supportano ma richiedono la nostra interlocuzione con i ragazzi e le ragazze. E questo c’inorgoglisce, spingendoci a profondere un sempre maggiore impegno».
Ma chi controlla l’affare della droga nella nostra provincia?
«Al contrario di altre aree della regione sono gli esponenti della criminalità organizzata a gestire le “regole” del mercato. Il dato emerge prepotentemente da varie inchieste. Gira la droga pesante così come quella leggera ma sempre sotto l’egida degli esponenti più in vista delle ’ndrine».
Il questore Cannizzaro sembra cauto sullo sbarco in riva al Crati e al Busento del Fentanyl.
Il fenomeno, d’altronde, è ancora (per fortuna) in fase embrionale. I dati resi noti dal Serd dell’Azienda sanitaria appaiono contenuti. Sulla questione, peraltro, ha avviato accertamenti la procura distrettuale di Catanzaro.
«Bisogna coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio» sottolinea ancora Cannizzaro «per arginare il consumo degli stupefacenti. È una missione prima che repressiva profondamente culturale. Una missione da avviare in via preventiva a tutti i livelli: dalle aule scolastiche a quelle universitarie passando per le comunità parrocchiali.
Occorre far comprendere a quanta più gente possibiloe quali sono le conseguenze negative derivanti dall’uso protratto di droghe e quali, al contrario, li enormi vantaggi che hanno le organizzazioni che ne gestiscono la diffusione».
Le inchieste degli ultimi anni hanno dimostrato l’esistenza di costanti rapporti tra le consorterie mafiose locali e quelle del Reggino in tema di approvvigionamento di stupefacenti. Ciò a conferma di un dato inoppugnabile: la droga unisce boss e picciotti di tutta la regione. È il più efficace collante esistente.
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