«Con l’eccezione dell’Abruzzo (8,7 utenti ogni 100 minori), per tutte le altre regioni centro meridionali la quota scende sotto il 5%. Agli ultimi posti tra le regioni a statuto ordinario si trovano Calabria (2,3%), Puglia (1,6%) e Campania (1,1%)».
Ebbene sì, siamo ancora una volta agli ultimi posti. Stavolta nella classifica nazionale stilata da Openpolis che racconta dell’offerta di centri estivi. «Non si tratta di una necessità solo per i genitori, rispetto alla conciliazione tra vita familiare e lavorativa. L’accesso a questo tipo di attività sociali ed educative riguarda direttamente le opportunità a disposizione del bambino, fin dai primi anni di vita», sottolineano i responsabili dell’indagine, chiarendo di fare riferimento all’accesso «a quell’insieme di opportunità formative, sociali, sportive e culturali – dentro e fuori la scuola – che rappresentano un aspetto essenziale del contrasto della povertà educativa». Esatto, la povertà educativa che non è assolutamente meno grave di quella economica. Anzi…
Cosa sono
I centri estivi, promossi dal Comune anche con il supporto di associazioni sociali e sportive, si rivolgono soprattutto a bambini in età prescolare e agli alunni in età dell’obbligo scolastico, specialmente nel primo ciclo di istruzione. Con un target che quindi di solito varia tra i 3 e i 14 anni di età. «La loro funzione – viene spiegato nell’inchiesta – è aggregare bambini e adolescenti attraverso l’offerta di attività ludiche, sportive, uscite ricreative, gite, laboratori espressivi e manuali, momenti di gioco strutturato e non. Oltre a vere e proprie attività educative e di formazione, particolarmente preziose quando chiude la scuola».
Comune per Comune
Ma vediamoli i dati relativi ai vari centri del Cosentino, sempre a leggere quanto appurato da openpolis su dati di Opencivitas pubblicati nel 2023 ma relativi al 2019. In provincia di Cosenza la maggior parte dei Comuni non risultava nessuno iscritto ai centri estivi. E i centri con le percentuali più alte di bambini iscritti sono i più piccoli. A esempio, 78,95% di iscritti a Canna, 46,41% a Santa Sofia d’Epiro, 38,33% a Roseto Capo Spulico, 37,63% a Rota Greca, 33,20% a Celico, 31,46% a Fiumefreddo, 31,21% a Cropalati, 28,80% a Longobardi, 24,31% a Belmonte. E poi, a caso, 4,67% a Casali del Manco, 1,91% a Corigliano Rossano, 2,14% a Trebisacce, 10,07% a Tortora, 14,71 a Spezzano Sila, 5,67% a Spezzano Albanese, 6,25% a Scalea, 18,53% a San Demetrio Corone, 1,05 a Rovito, 2,31% a Rende, 7,30% a Paola, 17,66% a Marano Marchesato, 3,23% a Longobucco, 3,69% a Fuscaldo, 7,68% a Cosenza, 14,45% a Cleto, 3,91% a Castrovillari, 1,85% a Cariati, 7,63% ad Amantea, 2,27% ad Acri. Per tutti gli altri Comuni la tabella racconta 0%.
Per fortuna ci sono i Grest
Magari hanno frequentato quelli privati, se c’erano. O un Grest, cioè i gruppi estivi organizzati dalle parrocchie che, come dimostrano anche questi dati, sono fondamentali per accogliere e fare divertire bambini e ragazzi dopo l’ultima campanella. Soprattutto se i genitori lavorano e/o, magari, non possono permettersi costosi campi scuola privati. Che abbondano, anche in città e nell’area urbana, ma sono salati come l’acqua del mare.
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