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La guerra dei poveri, a Cosenza battaglia per il lavoro: ex tirocinanti contro i precari della scuola

Le due categorie si contendono i posti che negli istituti spettano al personale ata. «Vergognosa guerra tra poveri da parte di gente che non ha nulla a che fare con il nostro percorso e la nostra esperienza»

«Noi ex Tirocinanti Miur, ora collaboratrici e collaboratori scolastici, reclamiamo il nostro diritto al lavoro di madri e padri di famiglia che hanno prestato per anni servizio nelle scuole senza diritti contributivi e previdenziali. Una vergognosa guerra tra poveri si sta consumando da parte di gente che non ha nulla a che fare con il nostro percorso e la nostra esperienza acquisita da anni nelle istituzioni calabresi e non in qualità di tirocinanti e senza avere maturato diritti contributivi e previdenziali».
Si dicono «umiliati e mortificati» per la denuncia dei precari della scuola, anzitutto collaboratori scolastici, i quali, pur rispettando il loro diritto al lavoro, chiedono che si attinga prima dalla loro graduatoria ministeriale.

È muro contro muro

Opposta, ovviamente, la posizione degli ex tirocinanti, i quali, tra l’altro, raccontano, dati alla mano, la loro difficile situazione occupazionale. «A seguito di regolare procedura concorsuale, al momento prestiamo servizio in qualità di personale ata percependo stipendio mensile di 600 euro e in sovrannumero (senza sostituire nessuno e nelle scuole dove operiamo si assiste allo scorrimento quotidiano delle graduatorie ata per colmare l’annosa carenza di personale che noi solo in parte colmiamo ma è bene precisare non sostituiamo nessuno né adesso né in futuro).
Definiscono «vergognosa la gogna mediatica nei nostri confronti che prima di tutti siamo persone, e oltretutto perbene, da parte del personale ata ex Covid che dall’inizio della pandemia del 2020 hanno lavorato quotidianamente nonostante abbiamo iniziato dopo di noi e che hanno un punteggio superiore al nostro che abbiamo lavorato senza contratto e con la umile dicitura di tirocinante, cioè di lavoro nero legalizzato nelle istituzioni scolastiche calabresi e non. La cosa più grave e che questo pseudo personale ata ex Covid che calunnia e mortifica la nostra categoria di onesti e specializzato personale ata (molti di noi siamo in possesso di Laurea e regolare certificazione informatica oltre ad altri titoli) e che hanno a che fare con bambini e il loro essere serbatoio di bugie e di nefandezze nuoce seriamente appunto ai bambini con la quale hanno quotidianamente a che fare. Questo personale ata ex Covid – proseguono i tirocinanti – si deve mettere in testa che noi siamo solamente dei martiri di un sistema che sfrutta e umilia ogni categoria di lavoratore, che abbiamo famiglie a cui dobbiamo farci quotidianamente carico e che operiamo in sovrannumero».
In coda anticipano che «ogni altra informazione infamante e ingiuriosa della nostra categoria di lavoratori, da oggi in poi sarà passibile di querela perché non si gioca sulle vite di persone che hanno sudato anni e anni per trovarsi dove sono nel vero senso del termine».

 

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