Una criminalità che potrebbe aver cambiato i vertici di comando ma non i suoi connotati. Da decenni la ndrangheta sul litorale continua a farsi forza grazie all’omertà e alla paura.
L’ultimo episodio ai danni del Cas (centro accoglienza secondario) per migranti a Cetraro che è stato crivellato da 23 colpi di Kalashnikov riaccende i riflettori sulla cittadina che per decenni è stata sotto il comando di uno dei più temuti e carismatici boss: Franco Muto. Il re del pesce è ristretto ai domiciliari con i suoi problemi di salute e forse estraneo da quei nuovi contesti che avvolgono un litorale che per anni è stato sotto il suo comando. Quel che è certo è che Cetraro non è cambiata. Nel tempo in paese la criminalità è stata protetta con il silenzio, da cittadini “affascinati” e impauriti al tempo stesso da quello che in effetti rappresentava il potere a tutti i livelli anche se questo era stato conquistato con il sangue e la violenza.
L’ultimo omicidio sul litorale è avvenuto proprio a Cetraro. Un anno fa è stato crivellato da cinque colpi di pistola Alessandro Cataldo. Il 46enne aveva alle spalle precedenti di droga e poi quell’accusa di far parte dell’organizzazione. Dai guai giudiziari in cui era finito tanti anni fa pare che fosse uscito. Per poi rifinire in quel calderone nefasto in contesti ancora non chiari da morto ammazzato. Un omicidio tutt’oggi irrisolto. Così come non si conoscono da 44 anni mandanti ed esecutori dell’omicidio di Giannino Lo Sardo. Sempre a colpi di Kalashnikov si è cercato di ammazzare il titolare di una palestra, il 47enne Guido Pinto, due anni fa. (fra.stor.)
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