Il “tesoro” sospetto dell’imprenditore. Veicoli, quote societarie, rapporti finanziari, immobili, distribuiti tra la Calabria e il Lazio. Un “tesoro” su cui hanno apposto i sigilli di confisca i poliziotti del questore Giuseppe Cannizzaro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale per le Misure di Prevenzione di Catanzaro. Il destinatario? Giuseppe Borrelli, 53 anni, di Altomonte, con amicizie nel Cassanese e interessi diffusi nell’area romana. Il decreto di confisca è frutto di una richiesta avanzata dalla Procura distrettuale del capoluogo di regione, guidata da Vincenzo Capomolla ed è accompagnato dalla emissione della misura della sorveglianza speciale con obbligo di dimora ad Altomonte per l’imprenditore, finito prima agli arresti e poi a giudizio nell’ambito di una complessa inchiesta condotta dalla Dda di Roma due ani fa.
I beni del valore complessivo di 22 milioni di euro su cui gli investigatori dell’Ufficio misure di prevenzione della città bruzia, guidato dal primo dirigente Giuseppe Zanfini, i poliziotti del Servizio centrale anticrimine di Roma e i finanzieri dello Scico hanno messo le mani sono: 58 veicoli industriali e non, compresi i bolidi da scuderia, una villa di circa 400 metri quadrati con annesso opificio, tutti intestati a lui, oltre a 90 rapporti finanziari con i quali gli inquirenti avrebbero ricostruito i movimenti di denaro tra società, intestatari e dipendenti. società con sede al Altomonte, Roma, Cassano all’Ionio, San Lorenzo del Vallo, e attive in diversi settori merceologici come la raccolta, lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti, edilizia specializzata, torrefazione, trasformazione e commercializzazione, all’ingrosso e al dettaglio di caffè, e costruzioni di edifici. Il decreto potrà essere impugnato da Borrelli ( l’imprenditore è difeso dall’avvocato Giorgio Pisani) che sostiene la piena liceità del patrimonio accumulato in anni di duro e impegnativo lavoro. Borrelli mai a giudizio in processi per mafia, ha avuto in passato una relazione poi interrotta con una donna della famiglia Forastefano di Cassano, già vedova di un pregiudicato assassinato nel 2009. La donna venne indagata nell’inchiesta “Omnia” ma poi prosciolta in udienza preliminare. I pubblici ministeri di Catanzaro ipotizzano che Borrelli sia stato la ramificazione imprenditoriale della cosca Forastefano da anni operante nella Sibaritide.
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