Un’alleanza in bilico. Le confessioni rese alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro da Gianluca Maestri, ex azionista, narcotrafficante e per un periodo “reggente” della criminalità nomade dell’area urbana fanno tremare sia gli “italiani” appartenenti alla ‘ndrangheta cosiddetta tradizionale che gli “zingari”.
Nei verbali depositati in alcuni processi il pentito lascia ben intendere l’esistenza di una strutturata alleanza tra ‘ndranghetisti e nomadi che da Cosenza e Rende si spingerebbe sin nel cuore della Sibaritide. Agli interessi illeciti delle diverse ma raccordate consorterie sarebbero legati pure dei gravi fatti di sangue avvenuti nel Cassanese negli ultimi anni. Fatti di sangue dei quali la “gola profonda” conoscerebbe tutti i retroscena. Di più: Maestri ha trattato traffici di stupefacenti ed estorsioni di cui v’è traccia evidente nelle inchieste “Reset”, “Athena” e “Gentleman” che coinvolgono boss e picciotti sia della fascia ionica che del capoluogo e Rende.
Le rivelazioni di Maestri potrebbero insomma aggiungersi a quelle già rese da Celestino Abbruzzese, detto “micetto” e dalla moglie, Anna Palmieri, pienamente inseriti per ragioni di parentela diretta nel gruppo dei “banana” attivo nella città bruzia e collegato ai “cugini” cassanesi. A quelle dei tre pentiti vanno sommate le rivelazioni di "rimbalzo" dell'imprenditore agricolo Luca Talarico, legato dai Forastefano e indicato come "testa di legno" della potente cosca alleata con gli Abbruzzese; e del meccanico Paolo Cantore, proprietario del fuoristrada usato dai killer di Maurizio Scorza e Hanene Hendli per fuggire dal luogo teatro del duplice omicidio. Appare dunque evidente quanto possa accentuarsi nei prossimi mesi la pressione delle forze dell'ordine principalmente sulla criminalità nomade.
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