Ieri sera, a Cetraro - come previsto - sono “andati in scena” due eventi profondamente antitetici e contrastanti. Perché tale è da considerare (nonostante i pareri di “alcuni”, chiaramente interessati in modo diretto) il contemporaneo svolgersi degli aventi, uno realizzato sulla darsena turistica del porto della cittadina - luogo altamente simbolico e, quindi, non scelto a caso - riconducibile all’attesa prima proiezione del docufilm “Chi ha ucciso Giovanni Losardo?”, dell’autrice e regista Giulia Zanfino, organizzata dall’Odv San Benedetto Abate e dall’Amministrazione comunale, l’altro a circa un chilometro di distanza, legato al concerto del cantante neomelodico Salvatore Benincasa, spesso chiacchierato e contestato per alcune sue canzoni considerate inneggianti alla malavita organizzata.
Il primo evento, dunque, in onore dell’allora segretario capo della Procura della Repubblica di Paola, nonché assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Cetraro ed esponente del locale Pci, barbaramente ucciso nel 1980 dal clan locale. Figura emblematica della lotta alla mafia, non solo in Calabria, vittima di un feroce delitto tuttora rimasto impunito. Il secondo, “in onore” non si sa bene di chi e di cosa, nonostante l’associazione che lo ha organizzato, l’Aps Santa Lucia, nei giorni scorsi, come è noto, abbia dovuto prendere atto della netta presa di distanza e delle contestuali richieste di annullamento da parte dell’Amministrazione comunale di Cetraro, della Chiesa locale e della Pro Loco “Civitas Citrarii, nonché da parte di autorevoli esponenti politici regionali, tra cui il presidente della Commissione consiliare regionale anti ‘ndrangheta, Pietro Molinaro, e del vicepresidente della stessa Commissione, Amalia Bruni.
Alla proiezione del film sono intervenuti, tra gli altri, Raffaele Losardo, figlio di Giovanni Losardo, il magistrato Eugenio Facciolla, Saverio D Giorno, ricercatore e autore di “Sodomia, storia di un boss e di un operaio”, Mauro Nigro, videomaker e produttore, Francesco Saccomanno, membro del Comitato politico nazionale del Prc-Se, don Ennio Stamile, presidente dell’associazione San Benedetto Abate, e lo stesso Pietro Molinaro. Il docufilm si è proposto, infatti, di fare memoria e riaprire le indagini sul barbaro assassinio di Giovanni Losardo. Come già sottolineato, è stato scritto e diretto da Giulia Zanfino, giornalista, autrice e regista, con la fotografia curata da Mauro Nigro, backstage di Gianluca Palma. «L’opera - si legge in una nota - è stata prodotta da Ugly Films, “Conimieiocchi” e da LattePlus, cofinanziato da Calabria Film Commission. In particolare, la regista ha ripercorso la vita dell’integerrimo cancelliere della Procura di Paola, che si è schierato contro il malaffare e le classi dirigenti che se ne servivano per trarne vantaggio. Losardo era, infatti, un uomo straordinario, dal grande valore etico, sempre al fianco dei più deboli e per il progresso della sua terra.
Per questo, l’autrice ha scavato a fondo nel mondo che girava intorno a lui e che ha lasciato che il suo omicidio rimanesse impunito. Tra gli intervistati, il boss Franco Muto, condannato al 41bis, implicato nell’omicidio ma misteriosamente assolto. Un interrogativo, quello sulla sua assoluzione, attraverso cui si vuole portare alla luce una verità colpevolmente sepolta da oltre quarantaquattro anni». Nei panni di Giovanni Losardo l’attore Giacinto Le Pera, calabrese come il resto della troupe. Tutti coloro che sono stati protagonisti degli apprezzati interventi succedutisi nel corso di questo atteso e meritorio evento- interventi di cui daremo conto domani - al cospetto di una numerosa e qualificata platea, hanno reso omaggio alla memoria di Giovanni Losardo. Vittima innocente di barbari assassini, che ancora attende giustizia. Nessuno può dimenticarlo, a Cetraro e, soprattutto, al di là dei “suoi confini”.
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