La comunità di Cetraro, martedì sera, ha partecipato con grande emozione alla prima proiezione del docufilm “Chi ha ucciso Giovanni Losardo?”, dell’autrice e regista Giulia Zanfino, tenutasi sulla darsena turistica del porto della cittadina, luogo altamente simbolico e, quindi, non scelto a caso. L’evento, organizzato dall’Odv “San Benedetto Abate” e dall’Amministrazione comunale, ha, infatti, fatto registrare una grande partecipazione popolare, nonché la presenza della stessa Zanfino, di Raffaele Losardo, figlio di Giannino, di Amalia Bruni, vicepresidente della Commissione regionale anti-ndrangheta, del vicesindaco Barbara Falbo, che ha portato i saluti istituzionali, del vescovo della diocesi di Scalea-San Marco Argentano, monsignor Stefano Rega, di don Ennio Stamile, presidente dell’associazione “San Benedetto Abate”, del magistrato Eugenio Facciolla, di Francesco Saccomanno, membro del Comitato politico nazionale del Prc-Se, del produttore e direttore della fotografia Mauro Nigro e di Saverio Di Giorno, ricercatore e autore. «La Commissione anti-ndrangheta si impegnerà al massimo – ha sottolineato la Bruni – affinché il docufilm sia proiettato nelle nostre scuole». Un impegno che riconosce l’opera come un significativo momento di riflessione e memoria, dedicato, appunto, alla figura di Giannino Losardo – interpretato da Giacinto Le Pera – e alla sua profonda eredità morale, sempre viva e radicata nella popolazione della sua città natale. Come è noto, l’allora segretario capo della Procura di Paola, nonché assessore alla Pubblica istruzione di Cetraro ed esponente del locale Pci, fu barbaramente ucciso nel 1980 dal clan locale. Un agguato rimasto impunito. La prima proiezione del docufilm a lui dedicato, ha, quindi, dato, ancora una volta, l’opportunità di riflettere su tematiche che hanno pesantemente condizionato la vita di Cetraro. Città che, però, negli anni, ha saputo orgogliosamente intraprendere varie azioni di contrasto alla mafia, grazie anche ad amministratori e cittadini che hanno saputo tenere alta la forza della democrazia, testimoni di una città, appunto, che ha saputo reagire e ha un patrimonio di lotte che hanno rafforzato la capacità di essere argine contro il fenomeno mafioso, anche attraverso iniziative meritorie come il Premio “Giovanni Losardo” e l’impegno del Laboratorio “Giovanni Losardo”, che lo ha organizzato per ben 17 anni, in sinergia con il Consiglio comunale.