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Pronto soccorso di Cosenza, ritorno al passato. Pochi medici a gestire l’assedio

L’estate ha aggravato i problemi: organico ridotto con la partenza del blocco cubano. Pasqua traghetterà il Dea dopo la fuga dell’ennesimo primario. L’assenza delle strutture intermedie sul territorio provoca la crisi

La sanità è una cicatrice aperta in una terra che non trova pace. Un sepolcro vuoto che rimanda costantemente a un altrove che ha poco o niente di veramente compatibile con l’essenza della vita che si vive qui, nel Sud del Sud dell’Italia, dove l’emergenza è pane quotidiano e la normalità è qualcosa che non s’è mai vista. Del resto, questa è una terra in cui si fatica a superare i dualismi come quello cartesiano tra pensiero e materia, e in cui si cercano inutilmente risposte in mezzo alle maglie di una burocrazia che è più spigolosa che altrove. Per superare il filtraggio degli apparati amministrativi, ad esempio, un paio d’anni fa, il governatore-commissario Roberto Occhiuto s’è inventato il reclutamento transnazionale, assumendo medici dall’altra parte del mondo, a Cuba. Una scelta che ha salvato la vita a tanti calabresi. Nelle corsie, il confine tra vita e la morte era impercettibile. Si poteva entrare da vivi e uscire da morti nonostante l’impegno di pochissimi medici e infermieri. Con l’arrivo degli stranieri, tutti hanno avuto una possibilità, una cura, una risposta ai loro problemi.
E, adesso che i medici cubani sono tornati a casa per le ferie (previste dall’accordo tra Regione e Agenzia interinale), i servizi assistenziali sono crollati. La sensazione è quella di un pericoloso ritorno al passato.

La cartina di Tornasole è il pronto soccorso dell’ospedale Hub, tornato ad essere un transito di paura, una tenace ossessione che germoglia in mezzo all’assedio quotidiano. Il nuovo primario, Lorenzo Domenico Urso, ha gettato la spugna dopo appena 62 giorni. La guida del reparto è stata temporaneamente affidata al direttore del Dipartimento di emergenza-urgenza, Pino Pasqua, che è anche primario della Rianimazione. Urso aveva rimpiazzato Pietro Scrivano, vincitore della selezione del 22 febbraio del 2022, nella quale l’attuale primario dimissionario si era piazzato secondo. Il terzo di quella graduatoria (che scade nel 2025) è Rocco Antonio Mario Di Leo, attualmente alla guida del Dea dell’ospedale di Policoro. Ma il problema è matematico. Dentro il nuovissimo Dea lavorano in questi giorni due medici per turno. Qualche volta si riesce ad arrivare a tre ma l’estate ha ridotto la capacità di risposta perché il sacrosanto diritto al riposo dei dipendenti della sanità spalanca fenditure nella già afflitta pianta organica del personale dei servizi assistenziali. Il lavoro aumenta nei Pronto soccorso e le ambulanze del 118 (con carenze di personale in tutte le postazioni) non riescono a coprire con puntualità tutte le richieste. Le nuove Pet che sarebbero dovute fiorire in provincia, per ora, non ci sono. È stato deciso l’accorpamento a quelle già esistenti. All’Annunziata, gli organici della filiera dell’Emergenza-urgenza vengono disegnati anche grazie ai “camici bianchi” di altri reparti reclutati con la tecnica della prestazione aggiuntiva. Meno medici ma molti più pazienti, a qualunque ora del giorno e della notte.

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