Al fianco e a tutela dei reclusi. Il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia, racconta la visita che durante la prossima settimana farà assieme alla Camera penale, all’Ordine degli avvocati ai garanti provinciale e comunale Francesco Cosentini e Francesco Terrnova nel carcere cittadino dedicato alla memoria di Sergio Cosmai.
Sono in troppi
L’iniziativa arriva un mese dopo la relazione semestrale del garante regionale sulla salute delle carceri calabresi nella quale, tra l’altro, denunciava «le criticità del sistema penitenziario calabrese», legate anzitutto al sovraffollamento in «dieci istituti su dodici», stigmatizzava l’avvocato Muglia, con picchi elevati proprio a Cosenza oltre che a Locri, Castrovillari, Crotone e Reggio San Pietro».
Il garante parlava inoltre del le condizioni strutturali delle carceri, «datate nel tempo, umide e prive di manutenzione; l’inadeguatezza di diverse camere detentive (talune con schermature opache in plexiglass alle finestre o prive di docce); le gravi carenze di organico».
Va sempre peggio
L’avvocato Muglia ricorda che nella relazione semestrale «vengono illustrate le condizioni di detenzione e lo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e negli altri luoghi di privazione della libertà personale ubicati in Calabria. Il testo, che riporta dati aggiornati al 31 luglio 2024, evidenzia un palese aggravamento del quadro generale. Per quanto riguarda la casa circondariale di Cosenza si registra un progressivo sovraffollamento, con 67 detenuti in più rispetto ai posti regolamentari, e una carenza di organico della Polizia penitenziaria pari a 42 unità. Si aggiunga l’assenza del mediatore culturale, nonostante i cinquanta detenuti stranieri, e la presenza di diverse camere detentive con schermature opache alle finestre che ostacolano l’ingresso di luce ed aria».
Dati inquietanti
Per comprendere la gravità della situazione basti pensare che nel periodo che va dal 1° gennaio al 12 giugno 2024 a Cosenza si sono registrati 30 casi di sciopero della fame, 24 atti di autolesionismo, 3 tentati suicidi e 11 aggressioni fisiche al personale di Polizia penitenziaria. A completare il quadro le difficoltà dell’Area sanitaria, acuite dal fatto che sono stati trasferiti presso il carcere di Cosenza molti detenuti con psicopatologie essendo uno dei pochi istituti in cui è presente la figura dello psichiatra. Ebbene, quale percorso rieducativo potrà mai attuarsi in tali condizioni? Capite bene che, in assenza di interventi sostanziali, i rischi saranno sempre più alti», sigilla Muglia.
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