La voce dei virus respiratori rischia di diventare presto dura e stizzosa. Una superba turbolenza che è stata generata dall’alleanza dell’influenza stagionale con Covid, virus sinciziale e febbre del Nilo. Uno scenario temuto dai medici che si preparano a gestire l’epidemia anche qui, nel Cosentino. Martino Rizzo è il direttore sanitario dell’Asp ma soprattutto è uno dei principali esperti calabresi nella gestione dell’igiene pubblica: «Presto ci troveremo a dover attraversare un periodo abbastanza critico che è quello della parte più rigida della stagione invernale col picco influenzale che arriverà a alla fine di gennaio e che potrebbe, però, avere un impatto più severo rispetto al passato. Il mio appello alla popolazione più fragile è quello si vaccinarsi contro l’influenza. Purtroppo, l’anno scorso, la campagna vaccinale ha registrato un’adesione del 53% degli ultrasessantenni. Certo, dopo i tanti richiami anticovid è normale che si registri una stanchezza vaccinale ma visti i dati che sono stati registrati in Australia è bene prepararsi all’urto con gli effetti delle possibili combinazioni virali. Particolare attenzione bisogna prestarla ai bambini».
Il Cosentino, da un mesetto, è anche un cratere infetto sulla mappa del West Nile virus. In agosto c’è stata una vittima: il “paziente 1” che viveva alle porte di Cosenza, ed è stato il primo ad ammalarsi in Calabria. Dopo di lui è stata contagiata la sua badante che è guarita nel giro di un paio di settimane. A settembre sono stati registrati altri tre casi. Gli ultimi due (con pazienti che risiedono in due comuni diversi, confinanti con Cosenza) sono in via di guarigione nel reparto dedicato all’interno della palazzina delle Malattie infettive. La sorveglianza è iniziata a maggio in Italia e da allora sono finiti a referto, complessivamente, 382 casi.
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